(ANSA) - ROMA, 25 NOV - L'AUTODIFESA DELLE DONNE. PRATICHE,
DIRITTO, IMMAGINARI NELLA STORIA.
Suffragiste britanniche che impararono a difendersi dalla
violenza delle polizia attraverso lo studio del ju jitsu,
un'arte marziale orientale che si basa su principi di lotta
completamente diversi rispetto a quelli occidentali: non tanto
sulla forza muscolare ma sull'equilibrio per contrastare
l'avversario. Il volume interroga anche il diritto, per capire
come l'opinione pubblica e i tribunali hanno guardato alla
'legittima difesa' delle donne, alle donne che sparano, che
uccidono i loro aggressori, che assumono l'iniziativa per
contrastare e sfuggire alla violenza. Con la richiesta che
proviene dalle giuriste di valutare anche a livello normativo
l'introduzione della 'legittima difesa differita' che potrebbe
rendere non sanzionabile anche una forma di reazione non
contestuale all'abuso subito. Il racconto è globale e si
sofferma anche sul tema dell'autodifesa nell'arte con esempio
come quello degli spari di colore di Niki de Saint Phalle su
quadri che raccontano simbolicamente di abusi e sopraffazione.
Un testo necessario, proprio perché racconta di una nuova
prospettiva, uno sguardo diverso sulla forza e la capacità delle
donne di autodifendersi. (ANSA).
L'autodifesa, un diritto delle donne
La storia di questa pratica nel libro di Feci e Schettini