UBERTA ZAMBELETTI, A STILE LIBERO. Punti di svista sulla moda e sulla vita (Sonzogno, pp.
L'ironia, per prendersi in giro ma senza evitare lo sguardo profondo sulle cose. La celebrazione della bellezza, come bisogno insito in ogni essere umano, che però la ricerca con la propria soggettività. E poi l'invito a rappresentare se stessi e il proprio mondo interiore con la creatività degli abiti, senza paura di usare (e osare) forme e colori in piena libertà, uscendo dagli schemi, concedendosi il lusso della fantasia. E' davvero un'iniezione di luminosa positività il libro di Uberta Zambeletti dal titolo "A stile libero", edito da Sonzogno (disponibile dal 25 ottobre), in cui la fashion designer, consulente di moda e design, direttore creativo, trendsetter e fondatrice del concept store ed e-shop Wait and See, nel centro storico di Milano, si racconta senza veli. Con una vitalità vorace e gioiosa, l'autrice invita il lettore a darsi la possibilità di sbocciare come un fiore attraverso consigli di stile che sono in realtà suggerimenti per vivere bene. Poliglotta e cittadina del mondo grazie a una vita trascorsa tra Londra, dove è nata, Madrid, Parigi e Losanna, Uberta Zambeletti inizia il suo racconto partendo dalla sua famiglia (bellissimo il ricordo delle sue nonne, Carla e Linda, entrambe modernissime) e soprattutto da sé: in pagine piacevolmente ironiche, scritte con fluidità, c'è tutto il suo percorso che la vede prima bambina bruttina, introversa e resa passiva da un'educazione ferrea e senza colori, e poi adolescente desiderosa di prendersi il proprio spazio nel mondo.
Fino ad arrivare al momento in cui attraverso la moda riesce a esprimere una personalità poliedrica, golosa di creatività e bellezza, sempre curiosa verso l'altro, coraggiosa e libera.
Stoffe, accessori, abiti e scarpe non sono dei semplici vezzi, ma veicolo di affermazione di sé. Le regole sono chiare: comodità, fantasia e ascolto dei propri desideri e stati d'animo, perché "scegliere i vestiti che ci assomigliano è un atto di empowerment". Per sentirsi bene (e belli) nei propri abiti non servono tanti soldi: un'altra regola che si apprende entrando nel suo negozio Wait and See, uno spazio aperto anche a mostre di artisti e designer, in cui tutti sono accompagnati "al centro della propria bellezza". Qui Uberta è riuscita infatti a mettere in pratica la sua filosofia di vita: quello che lei ama chiamare un 'veicolo di gioia' è il luogo dell''aspetta e vedrai'. in cui attraverso gli abiti si dà spazio al proprio modo di essere, in cui ognuno può restare a vedere cosa gli riserva la vita. Una vita che è sempre bella, anche quando ci impone delle difficoltà. E nel libro ampio spazio viene dato anche al dolore e al valore di insegnamento che esso ha nell'esistenza di ognuno: tuttavia, in ogni racconto (come quello dedicato della perdita dell'amato marito Lorenzo Camerana, morto in un incidente automobilistico da cui l'autrice è invece riuscita a salvarsi) c'è sempre di fondo un ottimismo prepotente, che conforta e dà fiducia. Uberta, che dopo un percorso di analisi è diventata la migliore amica di se stessa, consiglia di non disperare e di munirsi di pazienza. La vita va morsa e assaporata e non va sprecata: lei ne è sicura, nella convinzione che nulla accade per caso, che le cose sono concatenate e hanno sempre una motivazione e che il destino ti mette di fronte a condizioni a cui, nonostante tutto, potrai imparare a far fronte.