(ANSA) - TORINO, 23 SET - "Gianni è stato una figura umana
generosa, di un'intelligenza acuta, insieme a impegno sociale e
a una fede con rigore critico". E' così, chiamandolo col solo
nome, che don Giovanni Ferretti, filosofo e già rettore
dell'Ateneo di Macerata, ha iniziato l'omelia del funerale di
Gianni Vattimo, il filosofo torinese, morto nei giorni scorsi a
87 anni.
Don Ferretti ha riferito per la prima lettura parole del
filosofo stesso. "La carità non è secolarizzabile, diceva
Gianni, nel senso che la carità è il limite invalicabile per lo
stesso processo di secolarizzazione. Va oltre la storia, ci fa
vivere oltre la morte", mescolando in queste frasi fede e il
lavoro filosofico del Vattimo del "pensiero debole", come a
volere di fatto spiegare, tradurre per tutti con poche parole,
una parte delle riflessioni di Vattimo stesso in tal senso. La
seconda lettura è stata lo strumento per parlare dell'uomo di
fede, "impegnato a superare la visione sacrificale del
Cristianesimo che non corrisponde al Vangelo di Gesù - ha
affermato il sacerdote sottolineando come questa fosse la
visione di Vattimo - alla ricerca di un Dio amabile, capace di
rispondere al desiderio di essere amati, che è tra i più
profondi dell'animo umano, che quindi tocca anche i
discriminati, i disprezzati", per con concludere: "Ha cercato di
amare e ha tanto desiderato di essere amato".
Concluso il rito, in un silenzio naturale, una voce si è
alzata tra i banchi: "Grazie maestro", con un applauso partito
piano e continuato con discrezione, che ha salutato la bara di
Vattimo coperta di rose rosse e rami di orchidee bianche,
insieme al suo tocco accademico di velluto poggiato sul legno,
per riprendere quando il feretro è stato portato nell'auto. Al
centro degli abbracci, insieme ad alcuni parenti, il compagno
del filosofo, Simone Caminada, l'uomo che gli è stato accanto
negli anni più recenti e negli ultimi giorni di vita. (ANSA).
Carità e amore nell'omelia per Vattimo e un applauso lo saluta
Sulla bara il tocco accademico, accanto il compagno