Libri

La prostituzione nel ventennio fascista, libro di Annalisa Cegna

Nel volume della docente universitaria anche lettere di ragazze

Redazione Ansa

(ANSA) - MACERATA, 14 GIU - ANNALISA CEGNA, DONNE PUBBLICHE -TOLLERANZA E CONTROLLO DELLA PROSTITUZIONE NELL'ITALIA FASCISTA(VIELLA EDITORE). Donne pubbliche - Tolleranza e controllo della prostituzione nell'Italia fascista è il titolo dell'ultimo libro, per Viella editore, di Annalisa Cegna, docente di storia contemporanea all'Università di Macerata e già autrice di diverse pubblicazioni.
    "Questo libro nasce a seguito delle mie ricerche sulle donne rinchiuse nei campi dì concentramento durante la seconda guerra mondiale - racconta Cegna - Mi sono imbattuta in una serie di documenti che danno uno spaccato preciso della prostituzione nel ventennio fascista". Il volume contiene anche delle lettere scritte dalle stesse prostitute, una delle più toccanti è a firma di Renata M., che scrive al governo dell'epoca: "da cinque anni conduco la vita nelle case di tolleranza per provvedere al pane dei miei fratellini poiché il loro padre, mio patrigno, non ha mai avuto alcuna voglia di lavorare e per causa delle sue infamie e che mia madre ha sempre perdonato, che noi ci troviamo in condizioni pietose".
    "Le padrone delle case hanno poca pietà - si legge ancora nella missiva - Deve cessare questo sfruttamento che le padrone ci fanno. È giusto che le padrone delle case di tolleranza mettono le mani addosso e offendono ingiustamente le ragazze? Se io potessi vedere la mia famiglia a posto, smetterei subito questa vita… continuare così è impossibile, preferirei la morte".
    "Parole che ci offrono uno spaccato preciso di quanto accadeva in quelle case, dove le ragazze-prostituite erano vittime di una schiavitù legalizzata", sottolinea l'autrice.
    "Schiave del sesso che purtroppo abbiamo anche oggi - aggiunge la docente - Giovani donne vittime delle tratte di essere umani, che raggiungono l'occidente e quindi anche il nostro Paese con il miraggio di un lavoro e invece si ritrovano in strada". "È qualcosa che andrebbe impedito - dice ancora Cegna - Cosa diversa per chi sceglie invece di prostituirsi liberamente". "Se una donna conclude l'autrice - sceglie come professione il sex work, senza alcuna costrizione, ritengo che sia una scelta rispettabile". (ANSA).
   

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