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Giulia Marrazzo, 'vi racconto il libro con papà'

'Noi figlie e lo scandalo. Via Gradoli fu l'inizio, non la fine'

Redazione Ansa

(di Giulia Marrazzo) (ANSA) - ROMA, 21 OTT - Il caso Marrazzo: la fine che si è trasformata nell'inizio. Per rialzarsi da una caduta, e per ridare giustizia e dignità a una famiglia, arrivando anche a scoprire qualcosa che nessuno potrebbe aspettarsi. Questo è Storia senza Eroi (Marsilio), il libro che noi tre figlie - Giulia, Diletta e Chiara - abbiamo scritto con il nostro papà, Piero Marrazzo. Nero su bianco c'è stata l'esigenza di dire: ora parliamo noi. Ma dal cominciare a mettere in fila le emozioni e le verità, siamo arrivati alla narrazione di una saga di famiglia che mettiamo a disposizione del lettore. Un cerchio che si chiude, dove la ricerca diventa la nostra storia. E la storia, man mano, riempie le pagine bianche del libro.
    Da Roma, è da qui che Piero Marrazzo parte, dalla città in cui è conosciuto come giornalista ed ex governatore del Lazio, per approdare in America, dove la madre, nonna Gina, arriva che ha appena un mese e ci rimarrà 30 anni. Un filo che intreccia la trama delle nostre esistenze e attraversa anche momenti chiave del Paese, ripercorse con le inchieste del mitico Joe Marrazzo, mio nonno, nostro nonno. E soprattutto che porta alla luce un diritto negato a Riccardo (Richard) Spina, il fratello maggiore di mio padre, e al papà di Riccardo, Richard Jean Luna. Un uomo a cui la paternità fu tolta perché omosessuale. Un padre e un figlio tenuti distanti per tutta la vita, solo per l'orientamento sessuale.
    Una scoperta così inattesa, oltre che dolorosa, si è palesata alla fine ai nostri occhi. Ora però potevamo rimediare, anche se in piccola parte, a un torto, e dopo tanto tempo ridare a zio Richard il volto del padre. Adesso lo vediamo tutto scritto. Il viaggio è al termine e il taccuino si riempie da se'.
    Un viaggio compiuto per mio padre ma anche per noi tre figlie che dovevamo ricomporre altri tasselli di un racconto spezzato. Anche se con una narrazione spesso inquinata, tutti conoscono oramai il caso Marrazzo. Via Gradoli, le donne trans. Le dimissioni. Insomma, lo scandalo. Ma il resto, il resto è altro.
    Non lo conoscevamo nemmeno noi travolte ancora giovanissime da allusioni, pregiudizi, giudizi: "tuo padre ha il vizietto". O anche peggio. Un caso, uno scandalo, cosa sono? Possiamo davvero ridurre la storia di una persona e di una famiglia a questo? No, non si può e non si deve. Tutto inizia prima e non finisce mai con un solo evento, anche se diventa uno tsunami. Voler mettere in fila i cardini della verità è la molla che ci ha spinto. E da lì è cominciata la storia e il viaggio di papà. E questa storia la racconta con gli occhi di uomo pubblico, giornalista, ex presidente, padre, ma anche figlio. Tornando indietro, appunto, a un fatto celato. A un sopruso, a un diritto doppiamente negato. E il taccuino continua a riempirsi.
    "Volevo conoscere la storia di una donna, di mia madre, e sono inciampato in tanti altri racconti, tra loro concatenati.
    Mi sono messo in cammino perché la mia vita era stata segnata da una caduta, da uno scandalo: ero diventato un caso, il caso Marrazzo", scrive mio padre nel suo taccuino. Ma appunto dal 'caso', attraverso "un'indagine intima" scopriamo l'enigma.
    Storia senza eroi. Un titolo rivelatore, dove i confini e le categorie ritrovano le sfumature dell'esistenza, e che dà la cifra alla storia delle persone e delle famiglie, almeno della nostra. (ANSA).
   

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