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Palazzo Guiccioli rinasce con l'innovativo Museo Byron

Nel centro di Ravenna, comprende anche il Museo del Risorgimento

Redazione Ansa

(di Elisabetta Stefanelli)

Basta aprire una semplice scatola bianca appoggiata sul tavolo e come per incanto ci si ritrova a Venezia, sul Canal Grande, nel salone di un palazzo nobiliare nel giorno e nell'ora in cui Lord Byron incontrò la donna che gli avrebbe cambiato la vita, la contessa Teresa Guiccioli. Sarà lei a guidare l'esule inglese a Ravenna, proprio nel cuore della città e in quelle stanze di Palazzo Guiccioli, dove il soffitto splende come un cielo stellato, che ora si trasformano in un innovativo museo dedicato al poeta a al Risorgimento. Il prossimo 29 novembre, la storia del poeta-simbolo del Romanticismo riparte infatti proprio da Ravenna, con l'inaugurazione del Museo Byron e del Risorgimento a Palazzo Guiccioli, un museo innovativo ma anche un'isola felice da vivere e attraversare, il cui primo ideatore è stato il presidente della Cassa di Ravenna Antonio Patuelli. È Alberta Fabbri ad assumere il ruolo di direttrice del complesso che, tra l'altro, ospita anche il Museo delle Bambole - Collezione Graziella Gardini Pasini.
    Per iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, l'imponente dimora storica - dopo un accurato quanto titanico restauro durato quasi un decennio - acquistata dal Comune di Ravenna nel 2013, diventa un complesso museale in cui, su due piani e attraverso 2220 metri quadri e ventiquattro sale, si riannodano i fili del lungo soggiorno di Byron in città. Byron vi soggiornò fra il 1819 e il 1821, seguendo a Ravenna l'amata Teresa Gamba, moglie del Conte Alessandro (di quarant'anni più anziano) e durante la sua permanenza giunse in visita anche Percy Shelley. Nelle stanze si ritrova il multiforme racconto della passione amorosa di Byron per la contessa che camminò parallelamente a quella civile germogliata all'incontro con la Carboneria, primo passo sulla strada che avrebbe portato il libertino a votarsi alla causa della libertà dei popoli e unirsi agli indipendentisti greci. Un percorso che nel museo rivive attraverso documenti e oggetti, e tornano a vivere le stanze dove Byron amò e scrisse. Nel suo piccolo studio, dove tra l'altro il restauro ha riportato alla luce un affresco che proprio il poeta fece realizzare, scrisse il Don Juan che poi rimase incompiuto, l'ultimo canto del Childe Harold's Pilgrimage, Marino Faliero, Sardanapalus, The Two Foscari, The Prophecy of Dante.
    Ma si tratta anche di un museo innovativo dove l'experience interattiva e intermediale firmata da Studio Azzurro trasporta i visitatori nell'Ottocento ravennate, specchio di slanci poetici e patriottici che percorsero tutta l'Europa. Lo stesso Palazzo Guiccioli del resto, dimora nobiliare fra le più imponenti ed eleganti della città, fu eretto a fine Seicento per l'ascesa al patriziato della famiglia Osio; all'alba dell'Ottocento fu acquisito da Alessandro Guiccioli. Attraverso secoli di alterne fortune, tra inquilini e visitatori si contarono anche il patriota Luigi Carlo Farini, la nipote di Napoleone, una principessa di Valacchia, Oscar Wilde e, nel 1943, il Comando tedesco. Le stanze portano i segni di questi passaggi ed interventi che si sono succeduti nei secoli, seguendo le alterne fortune dei suoi proprietari, ed ora tornano alla luce meravigliosi soffitti affrescati che fanno da sfondo all'itinerario museale.
    Il percorso ideale del Museo Byron (il Palazzo è inoltre diventato sede italiana della Byron Society) che si conclude con la sua partenza per la Grecia, continua con il Museo del Risorgimento. Intrecciando storia nazionale e storia locale, il percorso si apre con l'età napoleonica e prosegue fino all'Unità, per terminare con una sezione dedicata al mito di Giuseppe Garibaldi e della moglie Anita, che spirò proprio in queste terre durante la "trafila" garibaldina. Gli oggetti esposti - più di 450 tra dipinti, sculture, fotografie, armi e divise, medaglie, senza contare carteggi, editti, manifesti - sono quelli delle collezioni risorgimentali di proprietà del Comune di Ravenna, comprensive della Collezione Guerrini e provenienti dalla Biblioteca Classense, e delle raccolte su Garibaldi delle Fondazione Spadolini Nuova Antologia e dalla Fondazione Bettino Craxi, concesse in deposito alla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna. (ANSA).
   

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