(di Patrizia Vacalebri)
(ANSA) - ROMA, 12 SET - SOFIA GNOLI - MODA. DALLA NASCITA
DELLA HAUTE COUTURE A OGGI (Carocci Editore - pp448 39 euro) -
"Sofia Gnoli ha il grande, raro pregio di amare davvero non
tanto la moda delle sfilate, degli stilisti, delle vetrine, ma
l'immagine che il vestire ha dato alla storia, alla condizione
femminile, al potere maschile, alle classi sociali, ai
personaggi dell'arte, della letteratura, dell'opera, del
cinema". Così Natalia Aspesi ha commentato su Il Venerdì di
Repubblica, l'arrivo del nuovo libro di storia della moda di
Sofia Gnoli, giornalista di razza e storica della moda,
intitolato Moda. Dalla nascita della haute couture ad oggi. In
realtà si tratta di una nuova edizione del testo illustrato che
racconta tutta la storia e l'evoluzione della moda degli ultimi
due secoli, dalla sartoria alla fast fashion. Dopo otto anni e
altrettante ristampe, "Moda. Dalla nascita della haute couture a
oggi" esce infatti in una nuova edizione, aggiornata e sempre
più riccamente illustrata. Oltre a nuovi capitoli e ad
approfondimenti, il volume, che ripercorre la storia della moda
degli ultimi centocinquanta anni, si sofferma su vari aspetti
della globalizzazione, dalla fast-fashion alla nascita del web
2.1, fino alla sostenibilità e alla sempre maggiore importanza
dell'heritage. L'excursus parte dall'analizzare la haute couture
francese e moda italiana, soffermandosi su Rose Bertin e Charles
Frederick Worth, sulle fogge degli anni Venti che semplificarono
l'abbigliamento femminile. Si parla del divino Paul Poiret
soprannominato il sultano della moda e di Mariano Fortuny. Si
arriva alla Prima Guerra Mondiale e alla moda a la garçonne. Un
capitolo è dedicato alle flapper e un altro a Coco Chanel e la
sua visione di una donna moderna. L'autrice non dimentica
Madeleine Vionnet e la sua idea di purezza delle linee. Poi è la
volta delle contaminazioni con l'arte e l'influenza del
Futurismo. La femme fatale e il suo alterego, l'angelo del
focolare. I matrimoni regali che hanno sognare intere
generazioni. La moda all'epoca dei telefoni bianchi. Elsa
Schiaparelli che trasforma la moda in arte surrealista. Si
arriva a moda e sport, e all'autarchia. Un capitolo è dedicato a
Salvatore Ferragamo: il "Calzolaio dei sogni". Un altro ai
tessuti autarchici. Ampio spazio anche a Luisa Spagnoli,
fondatrice dell griffe partita dalla maglieria d' angora. Si
passa poi alla moda alla vigilia della Seconda Guerra mondiale,
alla "donna fiore" e a Christian Dior inventore del
rivoluzionario new look. Gnolisi sofferma su altri giganti
dell'alta sartoria come Balenciaga che venne definito il
"Picasso della moda", e Givenchy, mentre a Roma c'era la
Hollywood sul Tevere, Vacanze romane e Le Sorelle Fontana, che
portano dritte al battesimo della moda italiana nella Sala
Bianca di Palazzo Pitti, a Firenze. C'è spazio per Emilio
Schuberth e per il fasto romano. Per Roberto Capucci, lo
scultore della seta, per le signore dello stile italiano come
Irene Brin, Gabriella di Robilant, pioniera dello sportswear,
Simonetta, Giovanna Caracciolo e Irene Galitzine, principesse
della moda. Ma vengono ricordati anche i drappeggi di Fernanda
Gattinoni e il nitore estetico di Maria Antonelli,Emilio Pucci,
"The Prince of Prints", Federico Forquet e la sua purezza della
forma, Pino Lancetti, pittore della moda. Dal "Rosso" Valentino
si passa quindi alla democratizzazione della griffe, agli anni
'60 e alla nascita del prêt-à-porter, a Yves Saint Laurent
antesignano che si divide tra tra haute couture e street-style,
alla Swinging London, e al ready to wear americano, con i i casi
di Roy Halston e di Diane von Fürstenberg. Il periodo della
contestazione è visto come la nascita dell'antimoda. Così dal
couturier si arriva allo stilista, ruolo interpretato per primo
da Walter Albini. La nascita del made in Italy, porta come
esempi Max Mara e Genny, e vede l'affermazione dei grandi
stilisti italiani che hanno fatto la storia ,della moda del
nostro paese: Giorgio Armani, che l'autrice definisce "re del
cross-dressing", Gianni Versace e la sua sublimazione del corpo
femminile, Gianfranco Ferré, l'architetto delle forme, Krizia e
Missoni, due maison tra tradizione e innovazione. Le nuove leve
saranno Moschino, Romeo Gigli e Dolce & Gabbana. Si arriva alla
globalizzazione e al "supermarket degli stili", alla new wave
inglese con i "sei di Anversa", a Miuccia Prada ,"equilibrista
del rischio estetico", a Gucci, da Tom Ford ad Alessandro
Michele. Di Fendi se ne parla come arte della sperimentazione.
All'alba del terzo millennio ecco la fast fashion e la
sostenibilità. Il valore dell'heritage e il recupero
dell'artigianato. Non tralasciando il walzer dei direttori
creativi nelle grandi griffe, che cercano sempre più
"uomini-prodotto". Infine la moda nella "rete" con gli
influencer, e purtroppo i tempi del Coronavirus. (ANSA).
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