Il matematico e filosofo Charles Pierce una volta disse: “Credo che il calcolo delle probabilità sia l’unica branca della matematica in cui buoni autori ottengono spesso risultati completamente sbagliati”.
Pierce con questa frase voleva evidenziare delle caratteristiche principali del calcolo della probabilità – lo strumento che ci permette di dare una forma comprensibile all'incertezza – e cioè sottolineare come in questo ambito spesso l’intuito porti anche i più allenati a commettere errori.
L’incertezza, d'altra parte, è un elemento ineliminabile delle nostre vite. I rischi in ambito medico, economico, meteorologico, climatico e molti altri ancora ci si presentano di fronte quotidianamente e richiedono di essere affrontati con un ragionamento probabilistico; come scrisse Voltaire, "il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola".
Come vanno interpretati, quindi, i dati per capire quando vale la pena correre un rischio e quando invece è sconsigliabile?
Il primo passo è capire come il nostro cervello analizza questi problemi, quando va di fretta o quando è influenzato da informazioni non rilevanti, e infine come aggiustare il tiro quando un nostro ragionamento si è incamminato verso la direzione scorretta.
Su questo aspetto fa luce lo psicologo ed economista Daniel Kahneman, i cui studi dei processi decisionali in condizioni di incertezza gli hanno valso nel 2002 il Premio Nobel per l’economia insieme a Vernon Smith. Kanheman ha descritto le sue scoperte nel libro Pensieri lenti e veloci (Mondadori, traduzione di Laura Serra), un saggio nel quale chiarisce perché non basta usare un punto di vista obiettivo per non commettere errori nel proprio ragionamento. Come anticipa il titolo, la tesi fondamentale è che il nostro cervello funzioni tramite due tipi di pensieri: quelli veloci e intuitivi e quelli lenti e riflessivi. Ma non sempre questa divisione dei compiti funziona nel modo giusto, lasciando spazio a condizionamenti di cui non siamo consci.
A dipingere un quadro chiaro di quanto il mondo odierno e la natura stessa siano influenzati dall’incertezza ci pensa Michael Blastland con il libro La metà nascosta. Le forze invisibili che influenzano ogni cosa (Bollati Boringhieri, traduzione di Andrea Migliori). Nella grande mole di dati di cui disponiamo, si "nascondono" infatti variabili che non possiamo quantificare, che non abbiamo considerato o che semplicemente non sappiamo di non conoscere. Ne risulta che sappiamo molto meno del mondo di quanto crediamo: renderci conto della nostra ignoranza però è la chiave per diventare capaci di prendere decisioni in casi d'incertezza, senza che la mancanza di sicurezza ci spaventi portandoci fuori strada.
Il cigno nero di Nassim Nicholas Taleb (il Saggiatore, traduzione di Elisabetta Nifosi), come suggerisce il titolo, si concentra sul concetto di cigno nero, con il quale Taleb indica gli eventi imprevedibili che hanno un impatto tale da cambiare la storia. Cigni neri sono, per esempio, l’11 settembre o il crollo di Wall Street, eventi che fino al giorno prima sarebbero stati ritenuti da molti impossibili, o comunque estremamente improbabili. Imparare a capire quali caratteristiche li definiscono e tenere sempre in considerazione la possibilità del loro arrivo, significa imparare a fare i conti con l’incertezza e con quegli sconvolgenti eventi improbabili che, periodicamente, non mancano di accadere.
Esistono poi delle persone che, spesso grazie al proprio lavoro, hanno imparato a ragionare in situazioni di rischio meglio di tutti gli altri. Dylan Evans si è interessato del loro comportamento, spiegando i risultati dei suoi studi in L'intelligenza del rischio. Come convivere con l'incertezza (Garzanti, traduzione di Sara Caraffini). Per capire quali tra le tecniche da loro sviluppate possiamo applicare nelle incertezze quotidiane, bisogna chiederci prima qual è l'atteggiamento che assumiamo di fronte alle decisioni rischiose e in secondo luogo se abbiamo modo di migliorarlo: Evans guida il lettore in questo processo per insegnarli a reagire in modo più razionale possibile di fronte all'incertezza.
Ma quand’è che l’essere umano si è accorto che la realtà funziona tramite meccanismi caotici e a volte imprevedibili? Come si è sviluppato lo studio dell'incertezza e quali sono le conoscenze più attuali in questo campo? Lo spiega Ian Stewart nel testo I dadi giocano a Dio? La matematica dell’incertezza (Einaudi, traduzione di A. Gewurz Daniele). Con questa lettura si può scoprire per esempio il contributo che il gioco d'azzardo ha dato ai progressi nello studio della probabilità, e come questa sia poi diventata uno strumento imprescindibile per lo sviluppo dell'economia, della medicina, ma anche della finanza e della fisica quantistica. Non c'è campo di studio oggi che non debba fare i conti con questa disciplina: una condizione che ci permette di capire perché oggi sia sempre più corretto parlare di probabilità e sempre meno di certezze.
Il rischio di Simona Morini invece si interroga sugli aspetti culturali che influenzano le nostre decisioni, e in particolare sul modo in cui etica e la politica entrino a far parte delle dinamiche che ci conducono a scegliere quali rischi vogliamo affrontare e quali preferiamo ignorare. Ecco che entrano quindi in gioco fattori come le nostre emozioni e il rapporto tra l'individuo e le istituzioni, nello specifico la dicotomia tra comuni cittadini ed esperti. Scopriremo così che nei processi decisionali è spesso la paura a prendere il sopravvento su logica, dati e obiettività.
Ma come abituarsi a ragionare nel modo giusto in situazioni di rischio se la probabilità non fa già parte del proprio bagaglio culturale? Come smettere di preoccuparsi e iniziare ad amare l’incertezza (Carocci) di Hykel Hosni si occupa di offrire al lettore gli strumenti logici per imparare a ragionare in modo probabilistico nella vita di tutti i giorni, ma apre anche il dibattito sulle ragioni che impediscono ancora a molti di affrontare l'incertezza con strumenti che non siano il proprio intuito. Un libro che permette di capire il perché la comprensione della probabilità dovrebbe entrare a far parte di ciò che intendiamo con la parola cultura, soprattutto al fine di arricchire la nostra comprensione dell'informazione e renderci cittadini più consapevoli.
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