La Giornata internazionale della felicità è una celebrazione che ricade in tutto il mondo il 20 marzo di ogni anno e che è stata istituita nel 2012 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Sebbene lo scopo più generale di questa celebrazione sia quello di sostenere ogni individuo nella ricerca della felicità individuale, intesa come diritto di ogni essere umano, l’idea dalla quale è nata è quella di incitare uno sviluppo economico a livello globale che non prenda in considerazione solo il profitto ma anche la felicità collettiva. In questo senso lavorare per ottenere felicità significa per i vari paesi sostenere uno sviluppo economico che sia sostenibile e finalizzato all’eliminazione della povertà su larga scala, due obiettivi che in questo complicato periodo storico appaiono ancora lontani.
In occasione di questa celebrazione abbiamo quindi sviluppato un percorso di lettura di testi che raccontano approcci diversi per avvicinarsi alla felicità individuale.
Non per tutti infatti la parola felicità ha lo stesso significato, e per questo non è detto che esista un unico percorso adatto a tutti. Un filo che accomuna questi libri però c'è, ed è quello dell'intendere la felicità non come uno status sociale da perseguire con fatica, ma come una condizione di serenità e riappacificazione con la vita quotidiana.
In questo senso, un tipo di felicità è quella che può pervenire dalla cura di un orto o di un giardino. Questo è uno dei messaggi che ha portato avanti Pia Pera (Lucca, 12 marzo 1956 – Lucca,26 luglio 2016) nella sua rubrica botanico-letteraria tenuta dal 2006 al 2016 sulla rivista Gardenia. Apprendista di felicità. Una vita in giardino è una raccolta curata da Emanuela Rosa - Clot, direttrice della rivista, di alcuni degli esemplari più ispirati della rubrica, in cui la cura del proprio giardino tramite le parole di Pia Pera prende la forma di esercizio filosofico e spirituale.
Per altri invece la serenità è quella che si ritrova in un approccio alla vita di tipo minimalista. Il concetto, che semplificando molto prevede di vivere solo con ciò che serve davvero, va prima applicato a ciò che si possiede, e poi agli aspetti astratti della propria esistenza, come ambizioni, affetti, e desideri. Uno dei personaggi simbolo di questo movimento è Marie Kondo, creatrice di un metodo per mantenere l’ordine nelle proprie case (e nella propria vita) tramite l’eliminazione di tutto ciò che non apporta gioia. Il suo sistema, già approfondito nel bestseller Il potere magico del riordino, è espresso in pillole e consigli nel manuale 96 lezioni di felicità (Vallardi, traduzione di Maddalena Togliani).
Da non sottovalutare nel proprio benessere è l'importanza della sfera collettiva: la felicità personale passa anche da quella della comunità di cui si è parte. Uno dei problemi che la può ostacolare è la crisi ambientale, la cui risoluzione appare spesso come una strada fatta di sacrifici e rinunce. Ma non è necessariamente così: secondo Ecologià della felicità di Stefano Bartolini (Aboca), la via per la salvaguardia dell’ambiente passa da approcci forieri di felicità, come rallentare, condividere, e rifarsi a principi di solidarietà e comunità. Uno spirito di vita questo che non passa solo dai buoni propositi personali, ma anche dalla pianificazione urbana, dall’insegnamento scolastico, dalla riorganizzazione degli schemi di lavoro.
Secondo Alberto Simone, che nella sua carriera ha alternato l’attività di psicologo a quella di regista televisivo, la felicità a cui anelare è uno stato emotivo che perdura, una stabilità capace di migliorare il proprio stile di vita. Il percorso verso questa condizione è quello che l'autore descrive nel libro La felicità sul comodino (TEA), e che passa dal riconoscimento degli ostacoli che noi stessi ci poniamo e che ci impediscono di gioire realmente di ciò che è già presente nelle nostre vite, portandoci alla ricerca di una felicità effimera e transitoria.
La filosofia è uno dei percorsi con cui fin dalle epoche classiche l’essere umano ha provato a capire cosa fosse la felicità e come poterla raggiungere. Le diverse scuole di pensiero si sono date risposte diverse, ponendo comunque questo tema al centro della propria ricerca filosofica. Ilaria Gaspari in Lezioni di felicità. Esercizi filosofici per il buon uso della vita (Einaudi) si occupa di esplorare in chiave contemporanea le idee sul tema di filosofi come Parmenide, Epitteto e Epicuro, rivivendole in un percorso affrontato con serietà, ma anche con un po' di ironia.
Un altro approccio è quello esposto in Hygge. La via danese alla felicità (Mondadori, traduzione di Manuela Faimali), che descrive un’idea di gioia legata all’intimità e al calore da ritrovare nella propria casa e nei propri affetti. A descrivere il vero significato della parola Hygge è Meik Wiking, direttore dell’Happiness Research Institute di Copenaghen, che si è occupato di capire quali fossero i cardini della vita felice in Danimarca, uno dei paesi con un tasso di felicità più alto al mondo (anche grazie all'alto livello di benessere sociale). Il segreto dei danesi? L’attenzione alle piccole cose protagoniste della vita quotidiana, dalle più piccole, come l’illuminazione e l’arredamento, alle più importanti, come il senso di gratitudine e di comunità.
Anche la scienza non manca di continuare a interrogarsi sui vari aspetti della felicità. Francesco e Luca Cavalli in La scienza della felicità (Rizzoli) indagano il significato di questa parola attraverso gli strumenti messi a disposizione da discipline come la chimica, biologia, e genetica, senza dimenticare il percorso storico di questo tema, che è stato inevitabilmente influenzato dalla sfera politica e etica, così come quella spirituale e religiosa. La riflessione su questo tema passa anche quindi da argomenti come la nascita, la morte e la trasmissione dei valori alle generazioni successive, in un percorso che concentrandosi sulla felicità individuale si interroga inevitabilmente anche su quella collettiva.
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