(di Chiara Carenini)
(ANSA) - GENOVA, 26 GEN - Gina Cigna e l'esperienza con
Toscanini, Milva impegnata con Weill che racconta il suo
incontro con il Piccolo di Milano. E Stockhausen che ama
Monteverdi e Bach.
Qui Iovino mette il naso nel politically correct e lo fa citando
episodi poco conosciuti. Il primo, quello di Muti che a Chicago,
dove i conflitti razziali sono ahinoi ancora cosa quotidiana,
diresse 'Un ballo in maschera' e si rifiutò di 'addolcire' la
frase del libretto che dice "S'appella Ulrica dell'immondo
sangue de' negri'. O la volontà di cancellare i nani della
favola di Biancaneve, o il salvataggio in extremis di Desdemona
che, messo in scena 'Rigoletto' nel 1800, non venne strangolata
da Otello, divenuto bianco per l'occasione. Cita Verdi, Iovino:
il grande compositore si ribellò quando vollero "raddrizzare la
gobba di Triboletto (Rigoletto)". E Calaf? insomma, questo
principe tartaro cinico e barbino, che sfrutta il padre
diventato povero e cieco e s'infischia del suicidio di Liù che
lo ama appassionatamente e che infine sposa la crudele Turandot
esclusivamente perché gli fa comodo... Vincerà anche, all'alba,
ma non è esattamente un grand'uomo. "Uccidere Calaf - ha detto
Iovino -? Ci pensavo da tempo. Quell'uomo mi ha sempre
irritato". (ANSA).
'Uccidete Calaf', lirica e musica mai viste
Antologia sul lavoro del critico ex direttore 'Paganini' Iovino
