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Frenquellucci e i 'coloni' israeliani

La lunga marcia fino all'ingresso nel governo

Redazione Ansa

(di Aldo Baquis) (ANSA) - TEL AVIV, 13 APR - PIETRO FRENQUELLUCCI: "COLONI.GLI UOMINI E LE DONNE CHE STANNO CAMBIANDO ISRAELE E CAMBIERANNO IL MEDIO ORIENTE" (LA CLESSIDRA, 266 PP, 22 euro).
    Per quanti possono essere rimasti disorientati dalle mosse del governo guidato negli ultimi mesi da Benyamin Netanyahu (col sostegno attivo di due partiti che si richiamano al sionismo religioso) può essere utile alla comprensione il libro di Frenquellucci. Seppure uscito nel 2021, il volume, frutto di interviste approfondite con protagonisti anche di primo piano degli insediamenti ebraici in Cisgiordania, è attuale per l'ingresso di loro dirigenti ai vertici di Israele.
    Senza 'filtri' nè mediazioni i coloni incontrati dall'autore (diversi dei quali di origine o di cultura italiana) parlano delle motivazioni profonde del loro trasferimento nella "terra dei Padri", ossia le colline della 'Giudea-Samaria' a sud e a nord di Gerusalemme piuttosto che la fascia costiera di Israele, della ideologia che li anima, delle difficoltà fisiche con cui hanno dovuto misurarsi nei primi anni di vita pionieristica. E anche degli obiettivi che hanno prefisso per se' stessi e per le generazioni a venire. Sono spesso conversazioni sospese fra un passato remoto che affonda le radici nelle narrazioni bibliche, fino ai giorni nostri: con le schermaglie dei primi anni Settanta con i governi laburisti di Yitzhak Rabin e di Shimon Peres, e poi fino all'avvento al potere del Likud, il partito (leader ne è ora Netanyahu) che avrebbe dischiuso per loro opportunità di colonizzazione.
    Nelle interviste Frenquellucci cerca spesso di individuare nuove situazioni che inducano a sperare in accordi tali da ridurre le tensioni nella 'Giudea-Samaria', come in ebraico è chiamata la Cisgiordania. Ma i suoi interlocutori hanno sovente avuto esperienze personali di attacchi terroristici palestinesi, e non sono inclini ad illusioni. Anche la esistenza stessa di un popolo palestinese con cui raggiungere accordi viene a volte messa da loro in discussione. "All'orizzonte - conclude Frenquellucci - non sembrano profilarsi scenari in grado di spingere verso la direzione del superamento della crisi israelo-palestinese. Rigidità, egoismi, scarsa lungimiranza di classi politiche e leadership incapaci di uno slancio ideale e chiuse nella tenaglia dell'autoconservazione, indifferenti ai veri interessi dei rispettivi popoli, bloccano ogni prospettiva di progresso". Parole che trovano conferma nelle cronache degli ultimi mesi. (ANSA).
   

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