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Edith Bruck, 'continuo a testimoniare per i giovani'

"Tutto è importante perché si riflette sulla nostra vita"

Redazione Ansa

"Oggi si parla soltanto della guerra che abbiamo dietro la porta, ma penso che tutte le guerre e tutte le ingiustizie ci riguardano, anche se sono molto lontane da noi, perché si riflettono sulla nostra vita, sulla nostra economia. Tutto è importante e tutto ci riguarda, ciascuno di noi". Lo ha detto Edith Bruck, sopravvissuta alla deportazione nei campi di concentramento e poi scrittrice, a Firenze. Dopo aver incontrato il sindaco Dario Nardella a Palazzo Vecchio, Edith Bruck ha partecipato a un convegno dell'università di Firenze a lei dedicato. "Giro l'Italia da oltre 60 anni per raccontare ai ragazzi il mio vissuto e nonostante la grande fatica che faccio mi ripagano con le loro lettere, con i loro fiori, credo che sia molto importante - ha anche detto -. Vado avanti perché secondo me è sempre attuale, siamo sempre coinvolti nelle guerre, nel fascismo, nel razzismo, credo che i ragazzi abbiano bisogno di sapere quindi vado avanti anche se con molta fatica". "Mi sono sempre detta che se riesco a cambiare 10 persone, almeno ha senso la mia sopravvivenza - ha aggiunto - Per me è veramente un dovere. Tutti mi dicono che devo imparare a dire di no, ma non ci riesco quindi sono qua e sono dappertutto in Italia".
    La scrittrice ha sottolineato: "Siamo rimasti in pochi a fare testimonianza", "siamo rimasti due-tre e poi ci sono quelli che non lo fanno più", ma "quando i giornali scrivono che sono l'ultima dei testimoni mi secca molto". Edith Bruck ha iniziato a scrivere "nel 1946 in ungherese, pochissimo, perché alla Liberazione non siamo state né accolte, né ascoltate. Ma io scoppiavo di parole, quindi ho preso un pezzo di carta e ho cominciato a scrivere e da allora non ho mai più smesso".
    La rettrice Alessandra Petrucci ha consegnato a Edith Bruck una medaglia appositamente realizzata dallo scultore Sauro Cavallini. 
   

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