(di Alessandro Carlini)
(ANSA) - ROMA, 23 MAG - PATRIZIO NISSIRIO - IL SIGARO -
L'ARTE DEL FUMO LENTO FRA STORIA E PERSONAGGI (DIARKOS, pp. 288,
18 euro).
Nissirio parte dalla sua esperienza personale per descrivere
quel primo amore, nato proprio dal rifiuto della sigaretta, e
sbocciato nei mesi della leva obbligatoria, la 'naja' trascorsa
in un reparto di fanteria, in cui l'unico vero nemico da
combattere era la noia. La risposta al tempo che sfuggiva senza
senso era riprenderselo con boccate rilassanti e l'insegnamento
di non inalare, ma gustare in bocca come fosse un buon vino. Dal
primo "colpo di fulmine" nato davanti a una scatoletta di
Toscanelli, diventati poi 'compagni' inseparabili nello scandire
le pause necessarie della quotidianità, l'autore compie un
accurato excursus lungo la storia delle foglie di tabacco
arrotolate, passando dalla scoperta dell'America e di quella
"splendida pianta" degli "indiani" per arrivare ai commerci del
periodo colonialista fino alla creazione dei marchi ancora oggi
celebri, e più avanti si addentra nelle menti e nelle sensazioni
dai tanti che sono rimasti ammaliati dal sigaro.
Perfino chi sapeva, come Sigmund Freud, di avere un cancro
alla bocca, diagnosticato nel 1923. Il padre della psicanalisi
fumò imperterrito fino alla sua morte (avvenuta nel 1939) in
media venti sigari al giorno. Così spiegò quel suo insidioso
amore: "I sigari mi sono serviti esattamente per cinquant'anni
come protezione e arma nella lotta contro la vita". C'è chi ha
lottato per il potere sempre con un sigaro in bocca, come lo
statista britannico Winston Churchill, e chi per sovvertirlo
attraverso la rivoluzione, come Fidel Castro e Che Guevara, che
nonostante i problemi respiratori dovuti all'asma trasformò il
cubano nel simbolo stesso del guerrigliero e sua dotazione
indispensabile. Sigaro non solo protagonista della storia ma
anche della letteratura, con Nissirio che svela falsi miti,
sottolineando che in realtà Ernest Hemingway non era un grande
fumatore di Havana e di rado si concedeva qualche Lancero ma
rimediava coi tanti riferimenti ai sigari contenuti nelle sue
opere. Del resto marchi come Romeo y Julieta e Montecristo
prendono il nome da capolavori letterari. In un mondo della
finzione e soprattutto della realtà dominati dagli uomini col
sigaro in bocca - emblematico nel cinema western Clint Eastwood
col suo inseparabile mozzicone di Toscano - le donne si presero
però il loro posto. In maniera sotterranea dapprima, poi sempre
più aperta, si sono avvicinate ai sigari, trasformandoli in un
simbolo di emancipazione e carattere. Un po' un ritorno alle
origini: uomini e donne fumavano insieme una forma primordiale
di sigaro quando Colombo e i suoi marinai giunsero sulle coste
dell'isola di Cuba. (ANSA).
Nissirio racconta 'Il sigaro' fra storia e personaggi
Un viaggio nel tempo tramite un oggetto diventato rito e simbolo