Un libro dimenticato su Elvira Notari, la prima regista-donna italiana anche lei a sua volta a lungo dimenticata, è stato ristampato in questi giorni da Quodlibet in mezzo a un rinnovato recente interesse sulla pioniera del cinema messa all'indice dal fascismo.
In "Rovine con Vista.
Il libro ha un risvolto autobiografico. Napoletana come Elvira Notari, l'autrice si dedicò a riscoprirne la vicenda sull'onda della nostalgia dopo il trasferimento negli Usa negli anni Ottanta. Venne così in luce una grande città - con le sue strade, le sue vedute, il suo universo iconografico, la sua vocazione filmica - guardata a distanza di anni attraverso gli occhi delle due donne.
La prima edizione fu pubblicata da Princeton nel 1993. Uscito in Italia due anni dopo con La Tartaruga, il libro fu ampiamente recensito sulla stampa. "Può essere letto come racconto di un viaggio", scrisse all'epoca il regista Mario Martone: "Ci si mette in movimento e si seguono due piste: una, rigorosa e preziosissima, è la accurata ricostruzione analitica del cinema di Elvira Notari. L'altra, appena dissimulata da un filtro critico 'alto' ma non impervio, è la tensione personale della donna che ha scritto il libro". Intitolata "Rovine con vista.
Alla ricerca del cinema perduto di Elvira Notari", l'edizione del 1995 fu poi rimessa in circolazione da Baldini e Castoldi, ma, negli ultimi anni, fallito l'editore, il volume era diventato difficile da trovare.
La nuova edizione riporta in luce, oltre ai risultati della ricerca, anche il metodo transdisciplinare della Bruno. Lo sguardo cinematografico della Notari prende corpo mentre si spazia non solo sulle vedute di Napoli, ma attraverso la storia dell'arte e l'architettura, sui panorami del 'ventre di Napoli' prodotti in fotografia, medicina e letteratura ricostruendo la storia in un modo oggi molto attuale. In un'epoca in cui Internet, eBay o digitalizzazione di film o documenti erano di là da venire, la ricerca dei materiali in due continenti fu "un'impresa che richiese un vero e proprio 'streetwalking', un sacco di su e giù per le strade, dai vicoli tortuosi di Napoli alle vie rettilinee di New York", spiega la Bruno ricordando di aver scritto il libro in inglese, una lingua a lei straniera: "Mi spingeva la sensazione che solo un percorso di separazione doppia, la distanza fisica e quella dalla mia lingua madre, mi avrebbero reso possibile tracciare la storia della mia città d'origine, vista con gli occhi cinematografici di una donna dimenticata - 'esiliata' - dalla storia".
Napoletane a confronto, Elvira Notari e Giuliana Bruno
Rovine con Vista della studiosa di Harvard riedito 30 anni dopo
