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Il poema monumentale di Theodor Däubler esce in Italia

'Mediterraneo' prima parte dei 30mila versi di 'Aurora boreale'

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 07 GEN - THEODOR DÄUBLER, L'AURORA BOREALE - PRIMA PARTE: MEDITERRANEO (MARSILIO, PP. 1020, EURO 55) Dopo oltre un secolo di attesa l'opera monumentale del poeta austriaco Theodor Däubler, 'L'aurora boreale', che conta più di 30mila versi, viene pubblicata in italiano dall'editore Marsilio partendo dalla prima parte, dal titolo 'Mediterraneo'. Trova così finalmente la sua dimensione anche in Italia una delle composizioni più estese del Novecento, realizzata dall'autore nato a Trieste nel 1876 e morto in Germania nel 1934 dopo aver trascorso la sua vita fra città come Venezia, Vienna, Parigi, Berlino, Napoli, Firenze e aver viaggiato in Medio Oriente.
    Considerato uno dei massimi esponenti dell'espressionismo con la sua visione cosmica e la potente immaginazione, noto anche per il suo carattere bizzarro e bohémien, compose il suo poema ciclopico 'Das Nordlicht', 'L'aurora boreale' per l'appunto, durante il periodo trascorso in Italia. Il volume di mille pagine, aperto dalla presentazione di Luigi Garofalo, si chiude con un contributo del poeta Paolo Ruffilli, al quale si deve la strutturazione metrica dei versi, come tradotti da Marcello Montalto, nella fedeltà alle rime dell'originale inserito come testo a fronte. Il 'Nordlicht', pubblicato per la prima volta in Germania nel 1910, non ottenne un adeguato riconoscimento allora ma fu in seguito molto apprezzato in ambito tedesco e non solo.
    Eugenio Montale in una strofa di 'Visitatori', poesia del 1970 sulla ciclicità della memoria, celebrava la grandezza attinta da Däubler tramite il suo inneggiare alla "luce del Nord", rievocando la barba patriarcale e l'immensa mole di quel "nibelungo" che declamava in tedesco e in italiano in maniera perfetta. "Il suo è un sincretismo che fonde tra loro diverse concezioni e dottrine perfino apparentemente inconciliabili, nella convinzione che solo la 'coalizione' di tutti gli elementi in campo possa spiegare qualcosa del grande mistero della vita dell'universo", ha detto Ruffilli all'ANSA. "A partire dalla nuova prospettiva della scienza di una 'materia intelligente' comune a tutto ciò che costituisce il cosmo, Däubler fa confluire nel suo sistema l'antico culto del sole della cultura egizia, l'elaborazione vedica indiana, i miti classici sia nella versione greca che nella ripresa romana e, culmine decisivo nella sua considerazione, il cristianesimo", ha aggiunto il poeta e critico letterario. Däubler, come lui stesso racconta, iniziò il poema a Napoli, nel 1898. Ai piedi del Vesuvio l'opera prese forma nella sua struttura: una prima parte di stampo autobiografico fu destinata ad accogliere la testimonianza di un io, quello dell'autore, impegnato in un pellegrinaggio in territori familiari, rappresentati soprattutto da alcune città italiane, mentre la seconda doveva ruotare intorno a un io impersonale, da cui emerge la filosofia della storia di Däubler, imperniata sull'idea della terra che si salva mediante la spiritualizzazione dell'umanità. Il 'Nordlicht' venne così diviso in due parti, 'Mediterraneo' e 'Sahara', alle quali si aggiunse 'Autointerpretazione', il testo in prosa che il poeta e scrittore austriaco aveva premesso alla seconda edizione dell'Aurora boreale, già pubblicato l'anno scorso da Marsilio.
    (ANSA).
   

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