A cento anni dal delitto di Giacomo Matteotti, l'eroe solitario che fece vacillare il regime fascista cosa rappresenta oltre il cliché del martire? E quanto attuali sono gli insegnamenti del leader dei socialisti riformisti, aggredito, il 10 giugno 1924 a Roma, da un gruppo di squadristi che lo rapirono e uccisero a coltellate? "La figura di Matteotti è inattuale per la situazione politica di oggi, ma attualissima in termini di valori e obiettivi di fondo" dice all'ANSA lo storico Mimmo Franzinelli.
Quali valori? "Il suo ferreo e totale antimilitarismo di principio nella convinzione che la guerra sia la cosa peggiore che possa capitare.
"Di Matteotti si è sedimentato il ricordo della vittima innocente, del martire, dell'idealista. A mio avviso è qualcosa di superficiale, non c'è una reale conoscenza storica del personaggio. Ho fatto lo sforzo di toglierlo dal mito, di presentarlo in tutta la sua complessità. Matteotti è consapevole di avviarsi verso una sconfitta politica epocale, ma non per questo rinuncia al suo diritto di tribuna. Anzi, accentua il suo impegno consapevolissimo di quanto poi gli capiterà" spiega.
Subito dopo il discorso del 30 maggio 1924 alla Camera dei Deputati per contestare i risultati delle elezioni del 6 aprile, "guarda desolato i suoi compagni e dice '"ho fatto la mia parte, adesso preparate il mio discorso funebre" ricorda lo storico.
Qual è il senso dell'ultimo discorso? "Mussolini aveva preparato con molta accortezza le elezioni politiche per inaugurare una legislatura nuova che doveva essere fascistissima e proprio all'avvio si trova questo deputato, già da tempo suo acerrimo nemico, che osa guastargli la festa. A questo punto c'è la decisione di eliminarlo". Franzinelli ritiene "infondata la tesi della cosiddetta pista affaristica, la Sinclair Oil, per ottenere concessioni petrolifere sul territorio italiano. In realtà è una questione del tutto secondaria, viene indicata da un giornale fascista nell'intento di depotenziare il carattere squisitamente politico del delitto Matteotti". Soprannominato "tempesta" dai compagni di partito per il suo carattere intransigente, Matteotti può essere considerato un leader moderno? "È un soprannome indicativo della passione, del fervore, della tenacia, della ostinazione nei suoi discorsi che sono molto diversi come impostazione da quelli odierni che si basano su battute e attacchi personalisti".
"Oggi molti politici usano ancora termini come Nazione che venivano utilizzati da Mussolini e anche da D'Annunzio prima per legittimare l'intervento nella Grande Guerra e poi per preparare le avventure imperialiste coloniali. Matteotti era contro il termine Nazione. La Patria per lui non aveva confini e includeva il mondo del lavoro" dice Franzinelli. Per le celebrazioni viene anche riaperta la casa-museo a Fratta Polesine (Rovigo). "Sarebbe stato preferibile che avesse già aperto i battenti da mesi. Ho il timore che dall'11 giugno la sua figura cada nel dimenticatoio. Il rischio è che sotto l'ombrello dell'anniversario possano rinascere interpretazioni, che considero fasulle, sul genere 'Mussolini alla fine viene danneggiato da questo delitto, lui non lo voleva'. Sono contro questa riconciliazione della memoria e sono per differenziare ruoli e obiettivi e metodi politici".
Mimmo Franzinelli: 'Matteotti attualissimo per i valori di fondo'
Storico, nel centenario inattuale per politica odierna