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Alessandro Baricco, 'la letteratura non si tocca mai'

Alla Buchmesse parla del rapporto tra scrittura e impegno civile

Redazione Ansa

FRANCOFORTE SUL MENO - "Non ci prenderete mai, nessuno ci prenderà mai". Sono forti ma con misura le parole di Alessandro Baricco all'Arena del Padiglione Italiano alla Buchmesse, dove è stato protagonista di uno degli eventi più attesi di Italia Ospite d'Onore. Arrivato con in testa il Borsalino e sulle mani i guanti con le dita tagliate che usa dopo i seri problemi di salute che ha avuto, lo scrittore di Oceano mare, Seta, Novecento, ha incantato il pubblico che ha riempito l'Arena con il suo assolo su Letteratura e impegno civile. "Un tema impervio", come ha affermato lui stesso, che ha affrontato per punti.
    "La coppia letteratura-impegno civile va spesso in frizione.
    Anche recentemente per le vicende che riguardano questa fiera e la letteratura italiana. È il rapporto fra scrittori e potere andando all'osso" ha spiegato Baricco mentre contemporaneamente al suo incontro si svolgeva alla Fiera quello parallelo con Roberto Saviano, ospite del Pen Berlin dopo le polemiche sulla sua assenza dalla lista della delegazione ufficiale.
    "Gli scrittori sono parte di un villaggio più grande, quello che chiamiamo cultura, anche se è un po' riduttivo. In realtà nel nostro villaggio c'è così tanta forza mentale, talento, narcisismo, idolatria, determinazione, resistenza, rabbia, anche bellezza, che qualsiasi tentativo di controllare tutto questo è stupido. Non ce la farete mai. Le strade che presidiate? Non passiamo da lì. I punti che controllate? Noi siamo il fiume.
    Potete illuminare l'intera città perché nessuno scappi, noi saremo sotto terra. Non ce la potere fare" ha spiegato lo scrittore parlando "del primo istinto del potere politico nei confronti di questo villaggio. Non importa in quel momento chi è il potere politico, non ho mai visto cambiare molto questa cosa". Questo istinto del potere politico a controllare, a orientare quel villaggio non è ne giusto ne sbagliato. Prima di tutto è veramente puerile, ingenuo, anche un po' storto. Visto dalla nostra parte c'è qualcosa che fa sorridere" ha sottolineato e aggiunto "quanta energia sprecata!".
    Ad introdurre l'incontro il commissario straordinario del governo per Italia Ospite d'Onore, Mauro Mazza, che ha ricordato fra l'altro la trasmissione Pickwick: "da uomo di televisione, mi permetto di dire che se fossi ancora dirigente della tv pubblica, inviterei ad andare a riguardare quelle trasmissioni come Pickwick per provare a cogliere il segreto che Baricco sapeva infondere in quei programmi".
    Lo scrittore, che quest'anno celebra i 30 anni della Scuola Holden e del monologo-libro Novecento, ha pensato molto negli anni al rapporto tra letteratura e impegno civile e "bisogna avere fiducia nei pensieri che non ci lasciano mai" ha spiegato.
    Nel suo discorso ha invitato a immaginare la realtà come un grande tappeto, quello in cui viviamo. Il gesto con cui si fa letteratura nel senso più alto si applica al rovescio del tappeto. Poi ha ricordato che "la letteratura non si tocca mai.
    Qualsiasi tentativo di emarginare, perseguitare la letteratura non deve passare mai. In questo noi crediamo. Abbiamo bisogno che ci sia qualcuno che mantiene il canale aperto verso l'invisibile. Per questo lo difendiamo anche quando è seccante.
    Ringrazieremo sempre Nabokov per avere scritto Lolita, una storia così seccante, scorretta. La requisitoria al processo a Flaubert per Madame Bovary era molto sensata per tante ragioni ma vinse l'istinto di tenere aperto il rapporto con le cose di cui abbiamo paura, che sono troppo emozionanti. Abbiamo bisogno di abitare anche là dove non abbiamo coraggio di abitare".
    Senza fermarsi, misurando le parole, Baricco ci ha tenuto anche a dire che "i libri non sono gli scrittori. La letteratura non si tocca ma gli scrittori perché no? Cosa ci da il permesso di pensare di uscire indenni da qualsiasi manifestazione del nostro pensiero? È una partita in cui la letteratura non ti può schermare". Un altro punto centrale è il rapporto fra scrittori e poteri ma "non bisogna farsi distrarre più di tanto dal valzer di correnti ascensionali". "Ho capito alla fine che il nostro mondo è dopato" ha concluso e invitato a ricordare che "però c'è modo e modo, c'è una misura anche in questo. In tutte le parti, anche per quelli del potere. La bellezza è armonia, bilanciamento".
    (ANSA).
   

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