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Il mito di Trebisonda, tra storia e letteratura

Un saggio racconta l'impero incantato

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 06 GEN - TOMMASO BRACCINI, TREBISONDA (SALERNO EDITRICE, PP. 196, EURO 18) Attorno all'antica Trapezunte si è formata un'aura di leggenda. E' diventato sinonimo di un luogo fiabesco, abitato da draghi e cavalieri, citato da Cervantes nel Don Chisciotte, da Foscolo in una lettera a Lady Dacre, da D'Annunzio nella tragedia La Gloria e molti altri autori.
    Trebisonda era punto di riferimento per i navigatori tanto che è nata l'espressione 'perdere la Trebisonda' che significa 'perdere orientamento e lucidità'. Tommaso Braccini, docente di Filologia classica all'Università degli Studi di Siena, conduce i lettori alla scoperta di Trebisonda e dei suoi miti. Oggi nota anche come Trabzon, è una città della Turchia. La sua storia risale all'VIII secolo a.C., quando viene fondata da mercanti greci provenienti da Mileto. Nel periodo medievale, è capitale dell'Impero di Trebisonda dal 1204 al 1461, fu l'ultimo stato bizantino indipendente prima di essere conquistata dagli Ottomani nel 1461. Marco Polo nel Milione, dedica a Trebisonda solo poche righe:"Il motivo forse è che, come sappiamo da altri documenti, proprio lì Marco e suo zio Matteo furono truffati e taglieggiati dal signore della città, l'imperatore Giovanni II Gran Comneno, che sottrasse loro un'abbondante porzione delle ricchezze che portavano con loro dalla corte del Gran Khan. E per vendetta, Marco potrebbe aver condannato la città a una sorta di damnatio memoriae", riporta Braccini. Altri viandanti e viaggiatori hanno parlato a lungo di Trebisonda, descrivendola come un luogo di sfarzo. "Dalla città partivano strade che, inerpicandosi tra montagne innevate e valli nebbiose, portavano verso la Persia e l'India, percorse da carovane, predoni, pellegrini e pastori. Abbandonando temerariamente le piste battute per inoltrarsi tra le foreste fittissime si poteva cadere preda delle tentazioni delle fate, ma anche trovare la salvezza dell'anima in eremi a picco su baratri vertiginosi", spiega ancora l'autore. Tra questi luoghi sacri il monastero di Sumelà, fondato da due eremiti, Barnabas e Sophronius. Il monastero, dedicato alla Vergine Maria, è incastonato in una parete rocciosa a picco tra le valli delle Alpi Pontiche. Nel corso del Novecento, Trebisonda e il suo impero perduto hanno continuato ad alimentare fantasie letterarie e anche Tolkien avrebbe inserito elementi trapezuntini nei suoi romanzi. (ANSA).
   

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