(dell'inviata Mauretta Capuano)
(ANSA) - TORINO, 20 MAG - L'abuso di ragazzine nel Marocco
dei primi anni duemila che porta al suicidio, a Tangeri, di una
sedicenne e distrugge una famiglia. Tahar Ben Jelloun, vincitore
del Premio Goncourt nel 1987, ci racconta una storia di violenza
e dolore, ispirata a fatti veri nel suo nuovo romanzo, 'Il miele
e l'amarezza' (La nave di Teseo), dove c'è anche uno spiraglio
di luce portato dall'amore.
L'insospettabile professore pedofilo che abusa di ragazzine,
adescate promettendo la pubblicazione di poesie sulla rivista
che dirige, è un marocchino. Una di questa è Samia, 16 anni,
sedicenne sensibile che finisce nella sua trappola. "Conoscevo
la ragazza che si è suicidata. Volevo scriverne da tempo e
quello che più mi ha scandalizzato è stata l'impunità del
pedofilo. Quando è morto è stata fatta una cerimonia e un
funerale come se fosse stato un grande personaggio" spiega lo
scrittore.
'Il miele e l'amarezza' è "un libro di denuncia contro il
silenzio e quel senso di colpa che si diffonde. Se no a cosa
serve scrivere? Scrivo per migliorare il mio Paese. Anche
'Creature di sabbia' di 35 anni fa era un libro di denuncia in
anticipo sui tempi" sottolinea lo scrittore.
La violenza, aggiunge, "è ovunque e avviene non solo nei
confronti delle donne che adesso almeno possono divorziare,
mantenere e lottare per i loro diritti. Una volta non era
possibile. Il vero problema resta nelle periferie, non a
Casablanca e nelle capitali". E cosa pensa della guerra in
Ucraina? "Putin non scherza. E' determinato, non è pazzo e può
fare gravi danni. E' figlio del Kgb. Ho paura di questa guerra,
potrebbe essere sempre più vicina per tutti. Forse gli europei
non hanno capito bene chi hanno davanti. Quando il presidente
Macron ha telefonato a Putin si è confrontato con un blocco di
cemento, chiuso a tutto" dice Ben Jelloun che preferisce il
Covid "per il quale abbiamo trovato il vaccino, contro Putin
ancora non c'è".
A portare un po' di luce nella vita dei genitori di Samia, che
vivono in un seminterrato come fossero sepolti, è Viad, un
giovane immigrato africano che si prende cura della coppia. "E
lui a dare luce, apertura, felicità. In effetti ci sono 30 mila
africani in Marocco che lavorano nelle famiglie, tengono i
bambini e i marocchini sono contenti" racconta. E del successo
che ha avuto al Festival di Sanremo 2022 la lettura di un brano
tratto dal suo libro 'Il razzismo spiegato a mia figlia' (La
nave di Teseo" fatta dalla giovane attrice italiana, con madre
senegalese, Lorena Cesarini, "sono fiero e orgoglioso. bisogna
aiutare la letteratura come si può" dice Ben Jelloun. (ANSA).
>ANSA-INTERVISTA/Ben Jelloun, denuncio violenza su ragazzine
Al Salone del Libro. Putin? Ho paura di questa guerra