Trasformare la schiavitù in libertà, il male nel bene, come fece Mosè; includere nel tuo sistema di valori anche il nemico sconfitto, come realizzò Abraham Lincoln; non arrendersi mai al male, anche se l'impresa appare impraticabile, come insegnò Winston Churchill. O sfidare il mondo per difendere i diritti, come dimostrò di fare Eleanor Roosevelt.
Lezioni in positivo e in negativo, sottolinea dunque il direttore de la Repubblica, perché tra i 5 personaggi scelti c'è anche Osama Bin Laden. Il suo esempio, spiega, è "speculare a quello di Churchill" ma "il fatto che queste due figure coesistano" in un arco storico tutto sommato recente "ci deve far riflettere: la leadership è esercizio del potere, esiste quando tu eserciti le tue prerogative. E si colloca tra due momenti: pensi una cosa 'forte' e poi agisci". Anche se può sembrare una follia. Per questo risulta "straordinaria la capacità di leadership esercitata da Bin Laden che non solo pensa ma riesce a fare in modo che altri lo seguano, riuscendo così ad arruolare gli jihadisti". Lo schema è lo stesso di Winston Churchill: "il suo esempio è spettacolare. Il popolo lo segue anche se la sua impresa contro Hitler poteva apparire impossibile da realizzare". E "questo è il pezzo che ci manca oggi nel nostro mondo: l'avere dei leader, dei personaggi politici che abbiano delle idee forti e che le trasformino in fatti concreti". E invece, "qual è la grande idea che un leader di un paese democratico in questo momento afferma? Putin, di contro, una sua idea ce l'ha e l'afferma in modo molto chiaro".
Non solo. "Churchill che usava la forza della ragione contro il male, è come Israele contro Hamas: loro sono Hitler. Non c'è alcun compromesso possibile. E quando hai davanti a te un'organizzazione terroristica, quando vedi di fronte a te il male, è come quando lui diceva che il male non era la Germania, ma Hitler. Ecco: il male non sono i palestinesi, ma Hamas". Ma non c'è solo la determinazione a qualificare le virtù di una leadership. "Mosè trasforma un popolo schiavo in un popolo libero e lo fa anche contro la iniziale volontà del suo popolo.
Anche lui porta a termine un'impresa apparentemente impossibile, e se trasforma la schiavitù in libertà, se trasforma il male in bene, lo fa anche grazie alla conoscenza". E questo "dovrebbe esserci di insegnamento, ad esempio, per liberarci dalla schiavitù delle fake news". Poi c'è l'esempio di Abraham Lincoln, il presidente che ha abolito la schiavitù e vinto la guerra di secessione americana: "quando sei forte ed hai vinto serve la riconciliazione con lo sconfitto, non l'umiliazione. Serve la capacità di includere il nemico battuto nel tuo sistema di valori. E non può essere questo un esempio da seguire, nella formazione di un nuovo governo?". Ed ancora, c'è Eleanor Roosevelt che ha dedicato la sua intera vita a far approvare dalle Nazioni Unite la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, affinché le atrocità della Seconda guerra mondiale non si ripetessero: "ci ha insegnato l'importanza dei diritti umani nella costruzione di una casa comune dopo una guerra. Aveva capito quanto fossero importanti quei valori comuni che vanno oltre i confini delle Nazioni". Ed oggi? Quali spazi ci sono nella nostra società per vedere all'azione nuovi leader? "Le operazioni a tavolino funzionano poco. La leadership è spesso figlia di crisi drammatiche e l'Occidente viene da 70 anni di opulenza e di pace. L'unico vero leader in questo momento è un signore che si chiama Joe Biden.
Che, appunto, ha 80 anni". Oppure? "Un uomo come Steve Jobs" E Volodymyr Zelensky? "Quando faremo un prossimo ciclo di podcast - preannuncia Molinari - lui ci sarà". (ANSA).
Molinari, "cosa ci insegna una vera leadership"
Da Lincoln a Mosè fino a Bin Laden, in rete una serie di podcast