(di Mauretta Capuano)
(ANSA) - VENEZIA, 22 SET - Ha dedicato la vittoria del Premio
Campiello 2024 a tutte le persone che "hanno attraversato i
confini, soprattutto il confine orientale di Trieste e che lo
hanno fatto immaginando e sognando un presente migliore"
Federica Manzon che con Alma (Feltrinelli), ha dato voce a
quelle tanti parti se stessi che non convivono sempre
pacificamente, come accade nei confini. Un romanzo
sull'identità, la memoria e i territori che ha avuto 101 voti
della Giuria dei Trecento Lettori anonimi.
"Se uno scrittore ha una responsabilità nel raccontare è quella
di illuminare parti di mondo, della realtà che sono un po' in
ombra" dice all'ANSA Manzon che vive tra Trieste e Milano, il
giorno dopo aver ricevuto il Super Campiello al Grand Teatro La
Fenice di Venezia.
"Da tempo - spiega la scrittrice - sono preoccupata del fatto
che a Trieste sia stato sospeso Schengen. Quel confine faceva da
sismografo di cose che accadevano nel resto d'Europa. Tante
volte Trieste ha visto il passaggio di cose importanti della
storia. Mi preoccupa anche quello che sta accadendo in Germania
con la chiusura di molti lati dei confini. La considero una cosa
terribile". Trieste, da cui Alma fugge per rifarsi una vita
lontano e dove torna per raccogliere l'imprevista eredità del
padre, "è un punto di vista importante sull'Europa. La mia alla
fine è una generazione cresciuta con il sogno dell'Europa, di
essere cittadini d'Europa prima ancora che nel tuo Paese"
racconta Manzon che già nel 2011 era entrata nella cinquina del
Premio Campiello con Di fama e di sventura.
È d'accordo con Paolo Rumiz che sostiene che l'Europa è più
chiusa adesso di vent'anni fa? "Totalmente. A me ha sempre
impressionato che questa caduta dei confini, che doveva essere
un'apertura di orizzonti, molto spesso sia stata sostituita con
l'alzata di muri. Sul confine che conosco meglio, quello di
Trieste, è vero che una volta c'era una frontiera fisica però
c'era una familiarità. Adesso il confine è un muro. Ci sono le
forze dell'ordine con i fucili che rimandano indietro le persone
che cercano di passare di qua".
In Alma, che alla fine raccoglie l'eredità del padre, un uomo
affascinante, sfuggente, senza radici, uno slavo, figlio della
Jugoslavia, che non dirà mai in che paese è nato, c'è il sogno
di un altrove desiderato e temuto. "L'identità non è una cosa
monolitica, una cosa unica data una volta per tutte, esattamente
come l'esperienza del confine". La dimostrazione di questo è
l'incontro con Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado,
amici di suo padre. "Capisco chi sono io quando ho davanti il
diverso da me".
"Tutti quelli che sono nati cittadini jugoslavi, come il padre
di Alma, sono poi diventati cittadini di nessun paese e non
riescono a riconoscersi in identità più piccole: Croazia,
Serbia, Bosnia. Rimangono cittadini di qualcosa che non esiste
più" dice la scrittrice.
Difficile da catalogare il rapporto con la madre: "volevo non si
definisse in quanto madre di Alma. Non mi piace che nei romanzi
il personaggio di essere madre si riduca soltanto a quello.
Volevo che la madre di Alma fosse tante altre cose. Anche lei ha
una eredità in cui non sa bene come stare perché i rapporti con
i suoi genitori asburgici ha preso un'altra direzione. Questa
rottura della linea degli affetti fatica poi a trasmettere ad
Alma una storia familiare" spiega Manzon poco prima di partire
da Venezia verso Pordenone, sua città natale, dove è attesa
nell'ultimo giorno della festa del libro e della libertà. La
parte stabile, ancorata, per Alma sono i nonni materni.
Scrittrice ed editor, sono conciliabili le due cose?
"Difficile tenerle completamente separate. Il lavoro di editor
sicuramente non ha aiutato il mio essere scrittrice, anzi è una
fatica. Mentre credo che il mio essere scrittrice abbia aiutato
il mio lavoro nell'editoria perché sei più consapevole di
fatiche, rischi, problemi che hanno a che fare con la
scrittura".
Si aspettava la vittoria del Campiello? "No, vista la cinquina
illustre. Una vittoria che vale ancora di più" dice sorridendo.
In corsa c'erano Antonio Franchini, arrivato secondo, Emanuele
Trevi, terzo e poi Michele Mari e Vanni Santoni.
Un film da Alma? "Per ora non ho avuto nessuna proposta però mi
piacerebbe".
Sta pensando ad altri libri? "Più che avere in testa un libro ho
delle parti di mondo che mi interessano. Poi ci metto un sacco a
scrivere i libri. Ho bisogno di stare dentro dei mondi che mi
piace raccontare, che mi interessano" sorride felice. (ANSA).
Manzon, gli scrittori possono illuminare realtà in ombra
Vincitrice del Premio Campiello, un film da Alma? Mi piacerebbe