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Perez Reverte, 'non ci sono intellettuali, io contastorie

Lo scrittore spagnolo ha pubblicato in Spagna un nuovo romanzo

Redazione Ansa

(di Paola Del Vecchio) (ANSA) - MADRID, 18 OTT - "De Gaulle, Churchill, Berlinguer, erano questi i riferimenti di un'Europa che guardava avanti.
    Oggi quali sono gli intellettuali in occidente, capaci di influire nel mondo? Enumeriamo i nomi: Sono dieci? Cinque? Tre? Uno? Il XX secolo, con tutti i suoi orrori, nel bene e nel male ha avuto intellettuali lucidi, di prestigio, capaci di contare e di costruire un'Europa brillante. Ma quel secolo è finito. Io non mi sono mai considerato un'intellettuale, sono solo un reporter che racconta storie". Non è nostalgico ma dolente Arturo Perez Reverte, per un occidente che "sta vivendo le conseguenze della demolizione generale della sua cultura". Lo scrittore spagnolo, autore di best sellers tradotti in 50 idiomi e con 27 milioni di libri venduti, parla di un impero in decadenza in un colloquio con la stampa estera a Madrid,.
    L'occasione è l'uscita nei paesi ispanici del suo ultimo romanzo, 'La isla de la mujer dormida' (Ed. Alfaguara, pagg.
    416) in cui l'accademico della lingua, testimone di molti conflitti come reporter di guerra, capace di esplorare gli abissi umani, fonde le sue passioni e ossessioni.
    Come già 'L'italiano', la storia è ambientata nel Mediterraneo, protagonista della narrazione, in un'isola dell'Egeo. Nel 1937, con la guerra civile spagnola sullo sfondo, un giovane ufficiale della marina mercantile riceve l'ordine dell'Armada di Franco di affondare le navi che salpano dall'Unione Sovietica per portare armi e aiuti alla Repubblica spagnola. A 34 anni, Miguel Jordan Kyriazis è un "corsaro moderno" alla guida di un torpediniere tedesco e di un equipaggio mercenario con base operativa su una minuscola isola delle Cicladi. Di proprietà di un nobile greco sposato con Lena, un'ex modella di origini russe. Una donna matura che, con fredda disperazione, cerca di sfuggire al suo destino.
    "E' un personaggio femminile diverso da tutti i miei precedenti, caratterizzati da donne forti, che lottano in un mondo di uomini, in territorio nemico", spiega l'autore. "Lena, invece, è una donna sconfitta, senza retrovie. Una donna intelligente e con personalità che ha lasciato il suo lavoro per seguire l'uomo del quale si era innamorata. E poi scoprire.in età matura di aver consegnato la sua vita a un farabutto. Ma ormai è tardi per tornare indietro e non le resta che una strada: la vendetta", prosegue Reverte. Inevitabile la storia d'amore con il marinaio corsaro. in un triangolo in cui i protagonisti cercano ognuno a suo modo di superare le ferite del passato.
    Beirut, Instanbul, le isole greche gli scenari. Avventura, coraggio, dignità, amicizia e lealtà - anche fra una spia repubblicana e un'altra franchista - vita e morte: tornano i temi cari alla narrativa revertiana. Che qui alterna i ritmi vertiginosi degli attacchi navali, degli affondamenti delle missioni segrete con quelli notturni e crepuscolari di una passione a termine.
    "E' un territorio ideologicamente ambiguo, portato all'estremo, che rivendico in un mondo come quello attuale, in cui si impone l'esigenza di posizionarsi da un lato o dall'altro, è tutto bianco o nero," rileva l'autore "I miei romanzi sono il contrario. Compio 73 anni il mese prossimo con un''orgogliosa incertezza, che è andata in crescendo a mano a mano che maturavo. Mi inorgoglisce muovermi nelle pieghe grigie dell'essere umano".
    Per un autore cresciuto fra tre biblioteche, "con un territorio letterario che va da Somerset Maugham a Stevenson, a Hemingway, a Conrad, Irving Wallace e Stefan Zweig è impossibile definirsi". La guerra è stata, per Reverte, "un master di vita".
    La prima metà del XX secolo cui torna, "è un'epoca molto fertile da esplorare narrativamente, con la sufficiente distanza dal presente". L'esperienza come inviato di guerra in molti paesi, fra cui il Libano, "ti dà la freddezza e la lucidità dello sguardo, per non avere risposte facili. O una fede, perché il primo passo di una fede e la sua difesa, quello successivo è trasformarsi in carnefice in suo nome. Diffido profondamente da ogni fede", assicura.
    Quanto alla crisi politica in Spagna come in Europa "è un problema di educazione, di cultura", afferma Perez Reverte.
    "Stiamo demolendo tutto quello che ci da' certezza, solidarietà storia comune." Stiamo assassinando Voltaire, Montagne, Rousseau, Cervantes, Galdos, li stiamo sterminando. Stiamo formando generazioni di giovani, carenti dello spirito critico necessario per difendersi dalle menzogne e dalle canagliate".
    (ANSA).
   

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