Usama Al Shahmani, QUANDO MIGRANO, GLI UCCELLI SANNO DOVE ANDARE (MARCOS Y MARCOS, PP 173, EURO 17). Poeta prima che scrittore, come si vede nel suo ultimo libro, 'Quando migrano, gli uccelli sanno dove andare', lo scrittore iracheno Usama Al Shahmani, rifugiato in Svizzera, al suo arrivo a Più libri più liberi dice all'ANSA : "L'unica via che vedo per difendere i nostri valori, la nostra democrazia, quello che ci sta a cuore, è la cultura.
Nato a Bagdad nel 1971, da vent'anni in Svizzera dove si è rifugiato a causa di una piece teatrale che criticava il regime iracheno, Al Shahmani ha sempre avuto un atteggiamento positivo verso il futuro, "ma è molto difficile in una situazione come questa continuare ad avere veramente speranza. È palpabile nell'aria lo sviluppo del radicalismo e il modo di manifestarsi è sempre più basato sulla forza, su uno sfoggio di potenza, di potere che arriva fino alle armi, in tute le sue manifestazioni" afferma.
"Noi che cosa possiamo fare difronte a questi segnali di violenza manifesta? Quando è stato eletto Trump ero in Iraq e per me è stata una giornata nera. Questo ci ha mostrato che anche se la storia non si ripete esattamente, gli elementi drammatici tendono a ripetersi", sottolinea lo scrittore che quando torna nel suo Paese, del quale ha il passaporto, non è mai tranquillo.
In 'Quando migrano, gli uccelli sanno dove andare', pubblicato da Marcos y Marcos, il suo romanzo forse più personale, racconta la giovinezza in Iraq, l'arrivo di Saddam, la paura di esprimersi, il silenzio obbligato, fino alla scelta, ventenne, di scrivere una pièce teatrale che non piace al regime e la fuga senza commiato. E poi la speranza di un nuovo inizio in Svizzera dove ora scrive i suoi romanzi in tedesco.
"Con questo libro chiudo un ciclo di tre romanzi partito con 'In terra straniera, gli alberi parlano arabo' che è totalmente autobiografico, 'La piuma cadendo impara a volare' che è totalmente inventato e Quando migrano, gli uccelli sanno dove andare che ha una chiave più interiore, è un passaggio di approfondimento" spiega lo scrittore in tedesco.
Ci sono riflessioni sul concetto di patria che però non viene considerata dal punto di vista politico, ma interiore: "è la nonna, l'albero a cui eri affezionato da bambino. È amore e casa" racconta. Poesie, pensieri di saggezza antica, ricordi attraversano, ma sono parte essenziale, del romanzo. "Sono di fatto un poeta, ma le poesie di questo libro non sono incastonate nella prosa, ne fanno parte" dice.
Il protagonista del romanzo racconta anche di quando nell'Iraq meridionale con alcuni amici si scambiava in segreto i manoscritti e avevano coniato una lingua ironica "con la quale si opponevano al disgusto della dittatura". "La censura prima di venire dall'alto arriva dall'interno. È necessario che cambi l'atteggiamento interiore delle persone. Non sono comunista, ma c'è una frase fondamentale di Gramsci: da dove comincia il cambiamento? dalla società o dal potere? È evidente che il potere opprime, però la ribellione passa dalla società, dalla presa di coscienza e coraggio". sottolinea. "La democrazia è finita in Iraq, in Afghanistan quando gli americani sono andati via, ma la democrazia che viene dall'alto non è vera democrazia, deve venire dal basso" sostiene lo scrittore.
Concluso questo ciclo, di cosa parlerà il nuovo libro? "S'intitolerà 'Nel profondo del Tigri dorme una canzone', ha per protagonista l'ambiente ebraico di Baghdadsi e si svolge tra il 1930 e il 1950. Prima uscirà, il prossimo febbraio nel mondo tedesco, un'antologia di poeti svizzeri contemporanei da me curata, con solo una mia poesia alla fine. Il titolo in italiano è più o meno 'Un filo di seta per i sogni'" annuncia Al Shahmani. (ANSA).
Al Shahmani, la cultura unico spazio di democrazia
Scrittore iracheno a Più Libri con l'ultimo romanzo