(ANSA) - ROMA, 24 SET - GIAIME ALONGE, FORD: SENTIERI
SELVAGGI (CAROCCI, PP. 120, EURO 13)
Quando era visiting professor a Chicago, Giaime Alonge durante
una cena disse ai colleghi che Sentieri Selvaggi era il suo film
preferito.
Provai a spiegare che non era così, che la presenza di John
Wayne nel cast non era sufficiente a farne un'opera reazionaria,
e anzi, scavando nel sottotesto, si poteva verificare che si
trattava dell'esatto opposto, di un film che esalta l'ideale del
melting pot. I miei sforzi risultarono del tutto vani. Il
professore continuava a fissarmi come un pericoloso provocatore.
Se la polemica non proseguì, fu solo per cortesia", prosegue.
Obiettivo del libro di Alonge, docente al Dams di Torino e
storico del cinema, è difendere questo lungometraggio di Ford da
chi vorrebbe gettare Sentieri Selvaggi, alias The Searchers,
nell'oblio della cancel culture. Un saggio scritto per "mostrare
quanto è ricco e spiazzante Sentieri selvaggi e perché, a quasi
settant'anni dalla sua uscita, ci dice ancora molte cose
interessanti sull'America", scrive Alonge.
La sceneggiatura è tratta da un romanzo del 1954 di Alan LeMay.
La storia piacque subito a John Ford perché non la considerava
soltanto "bang-bang, e cow-boy e la solita roba", come disse in
un'intervista del 1955. Alonge sottolinea che il film pone al
centro "un dark hero assolutamente inquietante" e "il fatto che
il personaggio di Ethan sia interpretato da John Wayne, l'attore
western per antonomasia, rende l'operazione ancora più
interessante". Alonge fa notare che "il punto di vista con cui
lo spettatore è chiamato a identificarsi non è quello del
protagonista, che, pur essendo interpretato da un divo molto
amato e normalmente legato a personaggi positivi, è presentato
come uno psicotico". La ferocia di Ethan, le sue azioni
deprecabili, precisa l'autore, spaventano anche l'altro
protagonista Martin e turbano "persino un vecchio cacciatore di
indiani come Samuel Clayton". Eppure Sentieri Selvaggi divide e
crea imbarazzo. Nel 2020, ricorda Alonge, un articolo apparso su
Variety definisce la pellicola "l'epitome del film problematico,
la cui proiezione andrebbe accompagnata da una discussione". Il
titolo del pezzo è 10 Problematic Films That Could Use Warning
Labels, e nella lista delle dieci pellicole da 'warning label'
c'è anche Forrest Gump. (ANSA).
Sentieri selvaggi, esce saggio sul divisivo western di Ford
Un classico tra grandi fan e cancel culture