(ANSA) - PALERMO, 07 GIU - "Non sono una scrittrice, sono una
cuntastorie" ha dichiarato più volte Giuseppina Torregrossa.
Questa sua attitudine a privilegiare il 'cunto' e il dialetto ha
trovato oggi un riconoscimento accademico con il conferimento da
parte dell'università di Palermo della laurea honoris causa in
Italianistica.
Giuseppina Torregrossa, medico con specializzazione in
ginecologia, è sulla scena letteraria dal 2007 con il romanzo
"L'assaggiatrice" seguito da altri libri tra cui "Il conto delle
minne" e "Panza e prisenza" fino al romanzo "Al contrario",
appena pubblicato da Feltrinelli. La scrittrice si è sempre
impegnata in azioni di impegno sociale come l'attività di
prevenzione dei tumori dell'apparato riproduttivo nei carceri
femminili di Rebibbia e di Termini Imerese.
La sperimentazione linguistica della scrittrice palermitana è
stata approfondita nella 'laudatio' della professoressa Domenica
Perrone e posta in relazione con un percorso culturale e umano
che ha coniugato interessi plurimi. Nei suoi 'cunti' è molto
stretto il nesso tra letteratura e medicina che racconta la
società "attraverso i suoi malanni" reali e metaforici.
Nella sua lectio magistralis, Giuseppina Torregrossa ha
ricordato che Il gusto del racconto le è venuto dal nonno. "Nei
pomeriggi afosi di agosto, nella nostra casa di campagna, alla
controra, parlava con voce lenta e costante: ora ti cuntu un
cuntu". Il dialetto è stato la sua prima lingua, favorito dalla
frequenza di una scuola elementare in un paese dell'entroterra.
Il padre induceva la piccola Giuseppina a non parlare in
dialetto. "Il siciliano - ha spiegato - era considerato il
linguaggio degli ignoranti, vietato ai professionisti e ai loro
familiari. D'improvviso ciò che mi aveva cullato e coccolato
venne bandito dalla mia vita". Più tardi scoprì che, come ha
detto Tullio De Mauro, il dialetto è "la lingua degli affetti,
un fatto intimo, confidenziale, familiare".
Oggi si tende a parlare, secondo la scrittrice, secondo le
formule del "politicamente corretto" che rischiano di
"stravolgere la libertà di espressione". Da qui una scelta
rivendicata e proclamata: "Recuperare il dialetto e saperne
scrivere è stato per me ritrovare una voce libera". (ANSA).
Laurea honoris causa a Torregrossa scrittrice del 'cunto'
'Il dialetto mi ha restituito la libertà di esprimermi'