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Agnese Pini racconta l'eccidio nazifascista della sua famiglia

In 'Un autunno d'agosto' che esce 18 aprile per Chiarelettere

Agnese Pini racconta l'eccidio nazifascista della sua famiglia

Redazione Ansa

AGNESE PINI, 'UN AUTUNNO D'AGOSTO' (CHIARELETTERE, PP 256, EURO 18)

In una "storia di umanità e di amore" Agnese Pini racconta l'eccidio nazifascista che ha colpito la sua famiglia, la strage dimenticata di San Terenzo Monti nell'agosto del '44. Esce 'Un autunno d'agosto', in libreria il 18 aprile per Chiarelettere, in cui la direttrice de 'La Nazione', prima donna a ricoprire questo ruolo in oltre 160 anni di storia del quotidiano, torna a una vicenda che sentiva narrare a casa fin da bambina.
    E' il primo libro di Agnese Pini, che da luglio 2022 ha assunto anche la direzione de 'il Resto del Carlino', 'Il Giorno' e 'Quotidiano Nazionale' e sarà presentato il giorno dell'uscita alla Feltrinelli Red di Firenze, alle 18.00, con Stefano Massini, Filippo Boni e Maurizio Donati.
    "La storia raccontata in questo libro può diventare allora un'occasione per tornare a ciò che siamo stati con una consapevolezza nuova. Del resto la resistenza civile di un paese si può tenere viva solo restituendo verità e dignità al destino degli ultimi. Questo è un libro sugli ultimi ed è a loro che è dedicato, perché su di loro si è costruita l'ossatura forte e imperfetta di tutto il nostro presente, dunque anche del mio" dice l'autrice.
    Siamo nell'estate del 1944, lungo la linea gotica si consuma la parte più feroce della guerra in Italia, una serie di eccidi orribili per mano dei nazifascisti. A SanTerenzo Monti, paese di poche centinaia di abitanti tra Liguria, Emilia e Toscana, vengono uccise 159 persone, in prevalenza donne e bambini tra cui la bisnonna di Agnese Pini. L'esecuzione è accompagnata dal suono di un organetto. Sopravvive solo una bimba di sette anni, Clara, fingendosi morta sotto i cadaveri della sua stessa famiglia.
    Con una scrittura intensa, attraverso questa storia che "appartiene a tutti i sopravvissuti e ai figli dei sopravvissuti" Pini ci restituisce un grande romanzo civile che ha il respiro dell'inchiesta-racconto che parla di noi, del presente in un momento in cui la guerra torna a fare paura.
    "È una storia di umanità e di amore perché, soprattutto nei momenti in cui vita e morte sono così vicine, l'umanità e l'amore escono più forti che mai.
    L'ho sentita raccontare fin da quando ero piccola: la raccontavano mia nonna, mia madre, mia zia (nella foto di copertina), ma per molto tempo ho pensato che fosse un capitolo ormai chiuso della storia d'Italia e della mia storia personale.
    Grazie anche al lavoro che faccio, ho capito invece che quel capitolo era tutt'altro che chiuso, che lì si nascondono gli istinti più inconfessabili di ciò che possiamo ancora essere.
    L'ho capito con la guerra in Ucraina, vedendo come certi orrori si perpetuino sempre identici al di là delle latitudini e degli anni. E l'ho capito perché nel nostro paese c'è un periodo, il ventennio fascista, che ancora non riusciamo a guardare con una memoria davvero condivisa" spiega Pini. 
   

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