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Libri: Dustan, il boudoir gay parigino ossessivo e disperante

Il terrore dell'Hiv sullo sfondo di anime cieche alla ricerca

Redazione Ansa

(di Francesco De Filippo) (ANSA) - TRIESTE, 08 DIC - GUILLAUME DUSTAN, NELLA MIA STANZA (CASTELVECCHI, PP. 136, EURO 16,50) Anime cieche che sconfinano negli orizzonti più distanti e profondi della depravazione alla ricerca ossessiva del piacere che possa traghettarle oltre il quotidiano, oltre una frontiera.
    In fuga dal terrore o alla ricerca di un senso. La coesa comunità gay della Parigi degli anni dell'Hiv è così: eccentrica e ripetitiva, disperante e ossessiva. Guillaume Dustan ne fu un protagonista, e come titola il suo libro, sembra sia passata tutta, nessuno escluso, "Nella mia stanza".
    Il libro non è per tutti, sarebbe pornografico e volgare: extreme con dildo, manette, sling, plug, frustini e l'intero armamentario della dissolutezza. Ma la ripetitività, l'assenza di compiacimento, la spiattellata autenticità dell'autore e soprattutto l'enorme carico emotivo non detto ma che inonda il lettore, lo ribalta in un'opera d'arte. Allora il fantasioso e caleidoscopico equipaggiamento sadomaso è derubricato a cassetta degli attrezzi mentre la lussuria ardente e inestinguibile è un inferno del piacere. Non c'è speranza per chi rimane nel giro, imbottendosi di popper, coca, acidi, erba per tenere il ritmo di notti insonni a girare tra i soliti locali, Queen, Folies Pigalle, Transfert, come elettroni impazziti.
    Sembra non esserci redenzione per i componenti della comunità: si avviano tutti verso il destino che implacabile li attende per la punizione definitiva per colpe mai commesse.
    Infatti, non è per la dissolutezza, non è per aver esaurito il fantasioso catalogo della lascivia ma come per un peccato originale che la consapevolezza del destino li schiaccia, li perseguita, li spinge proprio verso una libidine insaziabile, simile a una maledizione mitologica. Il terminal di tutto questo è l'Hiv, l'ultima fermata. Soltanto andare via, partire per destinazioni non rivelate cancellando le tracce dietro di sé potrebbe portare alla salvazione. Una dimensione meno febbrile ed eccentrica, sorta di normalità.
    Quando Dustan scrisse questo libro non era ancora entrato in vigore l'euro e l'Hiv era "sulla buona strada per diventare una roba tipo il diabete. Finché la previdenza sociale avrà i soldi ci cureranno, costi quel che costi. Su questo non dobbiamo farci il sangue amaro", scriveva. Ma intanto, il mondo omosessuale parigino - ma anche quello di Londra, Amsterdam, Los Angeles, Ibiza, Sitges, Mykonos - si era sigillato in un ghetto cerebrale e geografico: "A parte lavorare, in generale, vedere la propria famiglia, si può fare tutto senza uscire dal ghetto. Sport, spesa, cinema, ristoranti, vacanze". E sicuramente, inevitabilmente, "il sesso è il centro di ogni cosa".
    Il mondo di ogni giorno è assente dal libro, perfino il lavoro è un'occupazione che prosegue sullo sfondo, oltre lo steccato del ghetto: al di qua delle pagine c'è solo il vorticare frenetico della vita notturna. Neanche lui, Dustan, la fece franca: magistrato, una volta scoperto di essere sieropositivo, abbandonò tutto, cambiò nome e scrisse tre romanzi, tra cui questo. (ANSA).
   

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