Libri

Skarmeta, escono racconti dell'autore del Postino di Neruda

Tredici storie che parlano di scrittori, famiglie, passioni

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 02 LUG - ANTONIO SKARMETA, I NOMI DELLE COSE (EINAUDI, PP. 183, EURO 19) Realismo con lampi di poesia, è il timbro di Antonio Skármeta, scrittore cileno, voce fra le più affascinanti della narrativa latino-americana contemporanea; è autore del romanzo Il postino di Neruda, da cui è stato tratto il film con Massimo Troisi e Philippe Noiret, diretto da Michael Radford. Skármeta riempie le storie di mare, letteratura, relazioni, musica, passioni, malinconie e le sue pagine vibrano di bruciante sincerità. I nomi delle cose, uscito per Einaudi, raccoglie tredici short story. La prima della serie è Il giovane con il racconto.
    Protagonista un ragazzo che, in cerca di tranquillità e ispirazione, si trasferisce in una baracca in spiaggia per scrivere un romanzo. Attorno a lui "neanche un filo di vento, la sabbia bianca, gli scogli distribuiti sapientemente, e il mare e il cielo a perdita d'occhio". Con sé ha scatolette, birre, vino e una pistola carica. Si sente un re, "con tre buone matite in tasca, e con la tranquilla consapevolezza di non aver bisogno di nient'altro al mondo". Eppure, troverà la vera pace dei sensi solo quando entrerà in sintonia con degli sconosciuti ghiotti di telline.
    Le tensioni domestiche e lo scontro generazionale delineano l'esile trama di Pesce, spaccato familiare di liti tra nuora e suocera; a narrare è un bambino, il piccolo di casa: "la vecchia sbuffò senza dire una parola. Sembrava che simulasse la fine di un attacco d'asma. Sapevo che le orecchie della nonna avevano denti aguzzi che trituravano di gusto le parole dette". Il vecchio nonno è paralizzato su una sedia a rotelle e spesso impreca, sarà un pranzo a base di 'congrio colorado' a calmare la bufera scatenata da una zuccheriera di ceramica andata in frantumi sul pavimento della cucina.
    Notevole, inoltre, Il ciclista del San Cristobal, un giovanotto in sella alla bici pesta sui pedali, e il linguaggio si scorpora in immagini abbaglianti:"E in un'ultima esaltazione che veniva dalle piante dei miei piedi e mi riempiva di sangue stupendo, ribollente, caldo, le cosce e i fianchi e il petto e la nuca e la fronte, in un coronamento, in una sfida del mio corpo a Dio, in una corsa irresistibile, sentii che la salita si ammorbidiva per un attimo e aprii le palpebre e guardai il sole negli occhi". (ANSA).
   

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