GIAN MAURO COSTA, "LE BUGIE DEGLI ARCANGELI" (MONDADORI, PP. 313, 17.
Nella città in cui la fantasia criminale non ha limiti e dove la mafia incombe sulla vita di ogni giorno, la testa di Angela Mazzola fa gli straordinari. Basta un volantino trovato nella falegnameria per innescare le sue riflessioni. E quando i suoi colleghi pensano di aver individuato il colpevole, lei guarda l'orizzonte dalla sua terrazza dell'Acquasanta e rimescola iodio e dubbi, spinta anche dall'energia che riceve da una rinnovata relazione sentimentale con un fascinoso esperto della Scientifica, perfetto complice delle sue instancabili attività amorose e investigative.
Angela è un prodigio di tenacia. Così si inoltra caparbia su una vaga pista che ruota attorno alle figure dei sette arcangeli, da secoli entrati in conflitto con la dottrina religiosa, che ne ha espunti più della metà. Le icone degli arcangeli, distribuite tra alcune chiese monumentali della città, la guidano lungo il suo percorso investigativo. Religione e cabala la conducono nel mondo delle lotterie sul quale la mafia punta per ripulire i propri capitali, sottraendo il denaro ai vincitori, con la promessa di moltiplicarlo.
La poliziotta si cala nelle credenze popolari, nell'ingenuità dei poveri diavoli, incapaci, per atavica povertà, a gestire una piccola o una grande fortuna arrivata dal gioco. Una galleria di balordi affolla l'indagine, il male prende le sembianze di un subdolo cerbero e di un insospettabile impiegato, di un serial killer e di una coppia che, incapace di maneggiare un'improvvisa ricchezza, lascia tracce ben riconoscibili a una poliziotta che è nata e cresciuta in un quartiere di periferia e ha frequentato la dura scuola della vita concessa agli esclusi. (ANSA).
Poliziotta indaga tra arcangeli e criminali nel romanzo di Costa
Torna Angela Mazzola nella Palermo della luce e della polvere