(di Paolo Petroni)
(ANSA) - ROMA, 25 SET - LUCIANA CAPRETTI e STEFANO TRINCIA,
''TREDICESIMA STRADA'' (GALAAD ED. PP.
Litigavamo anche. Un'altra giornata sprecata, scriveva Stefano
sull'unico diario che tenevamo insieme''. Ed è nel momento che
si litiga e ci si confronta che si capisce quanto sia reale il
rapporto e come si tratti di amore.
Un racconto e un atto d'amore quindi verso il compagno
scomparso, quello di queste pagine, e assieme una storia di due
giovani in America arrivati nel 1981, che erano andati per
starci una settimana e vi sono rimasti 25 anni, alla ricerca di
se stessi e di come sbarcare il lunario tra reali difficoltà,
riuscendo poi, per intraprendenza, incontri fortunati, capacità
e dandosi una mano tra loro, partendo dalla tredicesima strada a
diventare ambedue giornalisti e corrispondenti dagli Usa per la
Rai lei e per il Messaggero lui. Li chiamano ''la coppia'' e
sembrano un ottimo ''team'' a Richard Geere, dopo è stato
separatamente intervistato.
Protagonisti quindi loro due ma anche la New York di allora
pericolosa, sporca, difficile, povera, quella che li accoglie,
ma assieme ricca e sofisticata, ma soprattutto capace, in certe
situazioni di cultura e di ricerca tipiche di quegli anni, di
riunire individui di estrazioni economiche diverse, di
riconoscere curiosità e intelligenza, di premiare
l'intraprendenza. Così ecco case di downtown povere, malridotte,
e poi le case eleganti, i ricevimenti ricchi di luci e cibi, gli
incontri che, se non cambiano una vita, aiutano però a trovare
il modo di farlo da soli. Tutto raccontato con la patina tenera
del ricordo, ma senza alcuna retorica o sentimentalismi,
passando dal quotidiano all'eccezionale tra racconti,
particolari, notazioni, aneddoti.
Le pagine sulla sede Rai di New York di allora sono molto
divertenti e rivelatorie: si incontrano due giovani che, senza
che nessuno protesti, ne hanno occupato una stanza e vi lavorano
da indipendenti, o il signore italiano che borsalino in testa,
cartella di pelle, cravatta e vestito grigio consumato vi arriva
la sera cercando di non disturbare o chiacchierando di musica e
vi si fa chiudere dentro per passarvi la notte e avere un bagno
in cui lavarsi.
Un diario a posteriori sulla propria ricerca di un posto nel
mondo, nel nuovo mondo di quel periodo, in trasformazione, fatta
mano nella mano accettando ospitalità precarie e poi offrendole,
traslocando con un misero materasso in testa e cercando i
trucchi per sopravvivere, per non perdere i contatti con casa,
in Italia, telefonando gratis con un piccolo imbroglio e così
viaggiando sulla metro. Imparando a vivere, mettendo su
famiglia, facendo due figli, Luca e Chiara, bravi ragazzi
americani, ''da cui ho imparato, per iniziare, a non
attraversare la strada col rosso o fuori delle strisce. - Dad,
stop! Non puoi farlo! - Ma che problema c'è? Non c'è nessuno! E
invece qualcuno c'è, ci dovrebbe essere sempre, è la tua
coscienza di cittadino che rispetta le regole'', scrive Stefano
in quelle pagine che la Capretti ha aggiunto alle sue. Questo
libro ce lo raccontavamo e avremmo dovuto farlo assieme,
conclude Luciana, che si è trovata a scriverlo da sola, ma ''con
la sua voce, sempre dentro di me, come se stessimo ancora
raccontando insieme'' ed è la forza, la verità e il sentimento
di queste pagine. (ANSA).
Capretti Trincia cercare se stessi in New York anni '80
storia d'amore, una città e due giovani che saranno giornalisti