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Salman Rushdie, nuova fiction dopo l'aggressione

3 novelle su India, Gb e Usa; dal 15 processo all'accoltellatore

Redazione Ansa

Salman Rushdie è tornato a scrivere fiction per la prima volta dopo essere stato accoltellato due anni fa sul palcoscenico di una conferenza in un agguato che lo ha lasciato più morto che vivo. Lo ha annunciato lo stesso scrittore di I Figli della Mezzanotte, intervenendo in video a un festival letterario in Ucraina pochi giorni prima dell'inizio del processo contro Hadi Matar, il suo aggressore.

Rushdie, che ha 77 anni, ha spiegato al Lviv Book Forum che la sua nuova opera consisterà in tre novelle di una settantina di pagine ciascuna, ognuna delle relativa a "uno dei tre mondi" della vita dello scrittore: "India, Inghilterra e America. E tutte in un modo o nell'altro imperniate sull'idea della fine". L'ultimo romanzo di Rushdie, La Città della Vittoria, edito in Italia da Mondadori, è uscito nel 2023 ma era stato completato prima dell'aggressione.

Lo scrittore si era collegato con il festival della letteratura della città ucraina soprattutto per parlare del suo ultimo libro, Coltello, che esplora le conseguenze e la ripresa dopo l'attentato dell'agosto 2022 sul palco della Chautauqua Institution nello stato di New York a causa del quale ha perso la vista a un occhio. "Quando si arriva alla mia età è naturale pensare quanto ci resta da vivere. Non ci sono altri 22 libri che aspettano di essere scritti. Se sono fortunato ce ne saranno uno o due". Lo scrittore ha articolato cosa succede agli artisti verso la fine della loro carriera ricollegandosi al pensiero del filosofo Theodor Adorno e del critico e filosofo Edward Said. "Ci sono due modi di andarsene. Uno è la serenità, in cui ti riconcili col mondo e con la tua vita e scrivi con un senso di pace. L'altro è la rabbia. Io penso che entrambi i sentimenti possano convivere. Ci può essere serenità in un momento e rabbia in un altro. Non devono essere condizioni permanenti".

Sta intanto per prendere il via il 15 ottobre a Chautauqua il processo per tentato omicidio contro Matar, figlio 26enne di immigrati libanesi in New Jersey e musulmano praticante. I giurati probabilmente non sentiranno parlare della fatwa - la condanna a morte emessa dagli ayatollah iraniani dopo la pubblicazione di Versetti Satanici - che l'aggressore ha citato come movente per il suo gesto, ha detto il procuratore distrettuale Jason Schmidt, secondo cui "non è necessario esaminare un motivo", dal momento che l'agguato è stato visto e registrato dal pubblico riunito per ascoltare Rushdie. Lo stesso scrittore, che ha passato anni a nascondersi per scampare alla maledizione dell'ayatollah Khomeini che aveva giudicato blasfemo il romanzo del 1988 ispirato alla vita di Maometto, dovrebbe testimoniare. 

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