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Nissirio si addentra tra i misteri del Vesuvio nel nuovo noir

In 'Lava' il suo commissario Di Giannantonio cerca la verità

'Lava' di Patrizio Nissirio

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 25 OTT - PATRIZIO NISSIRIO, 'LAVA' (ARKADIA, pp. 260 - 17,00 euro) - Il passato riaffiora sotto forma di una lettera, mezzo di comunicazione obsoleto quanto burocratico e preoccupante, nell'ultimo romanzo noir dello scrittore Patrizio Nissirio che porta il suo commissario Aurelio Di Giannantonio a compiere una delle indagini più difficili e rischiose della vita alle pendici del Vesuvio.
    Si intitola per l'appunto 'Lava' (Arkadia editore) e rappresenta il terzo libro, dopo 'D'inverno, Venezia' e 'Silenzio', incentrato sul poliziotto romano trasferitosi a Venezia, ma in questo caso costretto dal destino racchiuso nella fatidica missiva a una trasferta nella frazione (immaginaria) di Sant'Anna, vicino a Torre del Greco, dove deve fare i conti col suo passato e coi misteri di una comunità tranquilla solo in apparenza. Basta infatti un manifesto ingiallito che ricorda la vicenda di due sorelline scomparse a far scattare il bisogno di indagare nel commissario, andato lì per capire come mai un anziano di cui non ricorda l'identità gli abbia mai lasciato una eredità, una vecchia casa circondata da un terreno non lontano dal cratere del vulcano.
    E' lo stesso Di Giannantonio a spiegare cosa lo spinga ad agire, ad aprire una indagine tutta personale e non autorizzata, nonostante la sua pistola e il distintivo non dovrebbero venir sventolati da quelle parti: "Il mio vizio è che voglio sempre sapere la verità. C'è chi beve, chi gioca d'azzardo, chi colleziona donne: il mio vizio è questo". Ma un poliziotto non va mai in vacanza, spiega molto bene Nissirio, tanto più se si sente investito personalmente di un caso da risolvere a tutti i costi. Anche perché Di Giannantonio si ritrova più solo che mai e straniero nella comunità di Sant'Anna dove tutti si conoscono, sino al confine con la connivenza, e il commissario viene prima accolto come una curiosa novità per diventare nel giro di pochi capitoli una minaccia, con le sue continue domande sulla scomparse delle due bambine, tali da mettere in discussione una quiete che poggia su un vulcano.
    Nissirio col suo stile elegante e una lettura profonda del carattere umano si spinge oltre il noir ed entra nel racconto sociale che parla di un'Italia incapace di fare i conti con se stessa, alle prese con un rimosso destinato prima o poi a riemergere come fosse lava imprigionata troppo a lungo. Serve qualcuno che come Di Giannantonio arrivi a scoperchiare per far emergere quella verità che nessuno vuole vedere, come si continua a ignorare il pericolo naturale rappresentato da un vulcano tuttora attivo costruendo case sulle pendici. In uno dei passi più belli del libro l'autore descrive in modo impeccabile la differenza tra l'agire degli uomini e quello della natura: "Il Vesuvio non aveva fretta, né piani omicidi. Semplicemente faceva la sua parte, incurante del traffico e del cemento con cui gli umani tentavano di strangolarlo". Si può dire lo stesso di alcuni personaggi in 'Lava', ben nascosti dietro l'apparenza, ma che sono pronti a fare di tutto pur di difendere dei segreti inconfessabili. (ANSA).
   

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