(ANSA) - ROMA, 12 GEN - CONTROCORRENTE, di MARCO BARRICATA (L'Inedito letterario editore; pag 45; euro 10) I suoi maestri sono Belli per il dialetto, Trilussa per l'ispirazione e Pasolini per lo sguardo sempre attento al sociale. Marco Barricata, il cui cognome è uno pseudonimo e la scelta di schierarsi, è un poeta che scrive in dialetto romanesco, "er sonetto come n'tetto me protegge, cor romano la rima sempre regge". Innamorato della sua Roma, ricorda nei suoi versi contenuti in 'Controcorrente' Pasquino che "tutti, umili e potenti, faceva trema'", il boia la cui scure per la prima volta trema perché sotto quel giorno c'è la prostituta con cui era stato la sera prima e con la quale si era confidato; c'è il lento fluire del Tevere, ma lo sguardo non è quello privilegiato affacciato da uno dei tanti ponti, è la vita a tu per tu con la riva umida e malsana, patria degli invisibili e dei lori cartoni. Ci sono poesie d'amore, altre sul precariato, una dedicata a Sandro Pertini, "Giustizia e libertà, la tua sola verità" e una sulle morti bianche che non guardano in faccia la provenienza geografica: si muore tutti, indiani, romani, pakistani quando si lavora senza le protezioni. Marco Barricata ha scelto la poesia come denuncia in metrica, il sacro immanente celato nel reale di Pasolini a cui la poesia può dare forma e corpo. Nessun estetismo gridato ma autenticità affidata al vernacolo, così diretto e schietto; lo stupore per la bellezza della vita, l'angoscia e l'incredulità di fronte alle brutture del mondo, la presa di coscienza amara ma mai rassegnata e il continuo coinvolgimento del lettore, non solo spettatore ma attore chiamato in causa in grado di incidere sulla realtà. (ANSA).
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