(di Elisabetta Stefanelli)
(ANSA) - ROMA, 12 NOV - AA.VV, 'VERSI A DIO.
La poesia è aperta, ti butta da un'altra parte".
"Questa espressione della lettera l'ho capita e non capita
fino in fondo... 'la parola letteraria è una spina'", dice
all'ANSA Antonio Spadaro che con Davide Brullo e Nicola Crocetti
ha curato il volume. "Intendere la poesia come spina nel cuore -
continua - è un'intuizione molto bella, non trafigge ma la spina
è una spina, porta con sé la dimensione del dolore, ma è anche
la spina del fiore che ti punge ti mette in movimento. Apre una
dinamica, ti butta da un'altra parte, non ti fa star comodo, ti
porta in un territorio che è un altrove. Il Papa ha scritto
un'altra lettera sulla letteratura all'inizio di agosto e qui
scriveva che leggere è come sentire la voce di un altro, dispone
all'ascolto. Per la poesia parla di carica rivoluzionaria, non
acquieta anzi, chiama e grida ed è in grado di portare
cambiamenti".
Spadaro, gesuita, giornalista, teologo, dal 2011 al 2023
direttore della rivista La Civiltà Cattolica e dall'inizio
dell'anno sottosegretario del Dicastero per la cultura e
l'educazione, spiega che "la sfida di questo libro è il
tentativo di ragionare su come la poesia tenda o possa tendere
alla preghiera, e per questo sono presenti tutti i grandi testi
di tutte le religioni. È un dato di fatto che la religione si
esprima in una forma poetica, e il nesso profondo è il
raccoglimento: la parola di fronte al sacro diventa essenziale.
La poesia nella pagina ha tanto bianco, si riconosce, ed è lo
spazio della riflessione. Per essere preghiera non basta un
riferimento vago ad un dio. È un genere particolare, non è detto
che sia necessario avere una fede esplicita. Nell'introduzione
cito una bellissima poesia del premio Nobel Par Lagerkvist: 'Chi
sei tu che colmi il mio cuore della tua assenza?/ Che colmi
tutta la Terra della tua assenza?'".
Nel volume si va dall'antico egitto ai precolombiani,
dall'Induismo al Buddhismo, fino alla Greci e Roma, alle grandi
religioni monoteiste, dalla Cina alla Mesopotamia e oltre.
"Il filo rosso è stato quello della passione personale, perché
per quanto si possa essere sistematici poi la scelta avviene
sulla base delle sintonie e curiosità. È una selezione molto
autorale tra tre persone diversissime, con la volontà comune di
essere ecumenici".
In questo essere ecumenico 'Versi a Dio' è un grande
messaggio di pace. "È vero, è un momento di guerre e di
conflitti, di spaccature e incomprensioni, mettere insieme voci
poetiche così diverse però non è un modo di livellare tutto. Il
rischio è di far passare il messaggio che tutto è uguale, mentre
il messaggio vero è che siamo tutti diversi, e il criterio di
fondo è che la diversità va celebrata". In questo, aggiunge
Spadaro, "c'è un valore anche politico: oggi tendiamo ad
esprimerci, a pubblicare in ogni forma pensieri che sono
unidirezionali, ognuno vuole imporre la propria voce all'altro.
Questo volume è quasi retrò in un momento storico in ciascuno
vuole imporre un pensiero: il proprio". Colpisce leggendo il
volume la violenza estrema delle relazioni umane e nella
relazione con la divinità delle epoche antiche: "D'altra parte
la poesia come preghiera esprime la vita, non sono astrazioni e
la violenza fa parte dell'esistenza umana. I testi sono in
questo molto differenti e la violenza era tipica di una certa
impostazione religiosa, poi passiamo dalla violenza alla
tenerezza, dal linguaggio del sangue al linguaggio del cuore.
Quella che prega in queste pagine non è un'umanità angelicata ma
è concreta e sempre diversa nel tempo. Questo libro è una mappa
del mondo e dell'evoluzione della spiritualità umana". (ANSA).
Antonio Spadaro, 'Versi a Dio' un inno alla diversità
Antologia di Crocetti con una Lettera di Papa Francesco