(di Elisabetta Stefanelli)
RAFFAELE CURI, ''OCCHI BLU AVRÀ LA NOTTE'' (Il Cigno edizioni, pag. 87).
''Zeus è in disparte/ ho deciso/ di lasciare/ il dilemma/ a metà''. Non lascia a metà invece la sua trasformazione in poeta Raffaele Curi, che ora ha raccolto i suoi versi in ''Occhi blu avrà la notte'', pubblicato da Il Cigno edizioni con, in più, una splendida introduzione di Tahar Ben Jelloun e una bellissima copertina che riproduce un'opera di Pizzi Cannella . ''Ho difficoltà a definirmi poeta'', spiega Curi ". "Che io sia un poeta ho qualche dubbio, ma che ami immensamente i grandi poeti - commenta ancora Curi - è una sicurezza che accompagna la mia vita, da Tagore, che ha guidato la mia adolescenza, a Tahar Ben Jelloun, la cui prefazione al Occhi blu avrà la notte ha regalato pura felicità alla mia anima". Questa difficoltà non ce l'ha affatto il narratore marocchino. Anzi. ''Ogni poeta porta in sè, anche se non lo sa, una ferita antica. Quella di Curi - scrive Ben Jelloun - si legge nel blu della notte, negli occhi commossi della notte. Quando suona un violino, lui sente un singhiozzo. Quando emerge il ricordo, ha il gelo della neve.
Allora pensa ai nomadi che camminano cantando, accompagnati dal vento che indica loro la via. Ho amato questa poesia, come tante note di una musica che viene da lontano''. Raffaele Curi, direttore artistico della Fondazione Alda Fendi - Esperimenti, regista, drammaturgo e attore affronta ora la poesia in un volume, pubblicato da Il Cigno GG Edizioni di Lorenzo Zichichi che spiega come tutto nasca ''da parole incise nell'acciaio''. È stato presentato ai Musei di San Salvatore in Lauro a Roma, insieme ad Alda Fendi, presidente della Fondazione Alda Fendi-Esperimenti, sempre impegnata nella promozione e nel sostegno di progetti dedicati all'arte e alla cultura. ''Curi è un visionario che riesce a fare tante cose insieme'', ha sottolineato Alda fendi. Tutto in realtà nasce da una sua iniziativa, quando affidò la ristrutturazione del Rhinocerhos, il palazzo del Seicento vicino all'Arco di Giano, all'architetto Jean Nouvel, che aveva già firmato una serie di capolavori. Fu Nouvel a chiedere a Curi di scrivere dei versi da incidere sulle porta d'acciaio. Le notti insonni hanno fatto il resto, portando sulla pagina un'antica passione. ''Di quella notte/ a metà/ - quando prendemmo/ accordi/ per eventuali/ allunaggi -/ è rimasto soltanto/ il singhiozzo/ di un violino'', scrive Curi.
''Io sono convinto che la poesia salverà il mondo - ha concluso Ben Jelloun - , la poesia che si trova nelle parole e nella musica, nelle immagini, ci salverà. Non possiamo concepire un mondo senza questa poesia che ci avvolge in tanti modi, dall'arte alla natura''. (ANSA).