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Giovani e smartphone, i consigli di Readly per l'uso equilibrato

In risposta alla petizione per lo stop prima dei 14 anni

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 08 OTT - Da Paola Cortellesi a Pierfrancesco Favino. E, ancora, Luca Zingaretti e Valeria Bruni Tedeschi.
    Sono molte le personalità che hanno sottoscritto la petizione lanciata il mese scorso dai pedagogisti Daniele Novara e Alberto Pellai per vietare l'uso degli smartphone ai minori di 14 anni e l'accesso ai social media per i ragazzi sotto i 16. Oltre 55mila le firme raccolte finora.
    Un'idea nata dai rischi dell'esposizione precoce ai dispositivi digitali per lo sviluppo psicofisico dei più giovani, che vanno dalla dipendenza alla limitazione delle esperienze reali. I telefonini però non sono soltanto videogiochi e video ipnotici, ma anche strumenti di apprendimento multimediale. Basta raggiungere il giusto equilibrio.
    È quello che sostiene Marie Sophie Von Bibra, direttrice marketing di Readly, un'app per l'abbonamento a giornali e riviste digitali: "dobbiamo fare un lavoro di scrematura alla base e offrire ai bambini solo giornalismo e intrattenimento verificati e di qualità" e, allo stesso tempo, bisogna evitare di essere "sempre presenti, con l'idea di provvedere ai bisogni dei figli spesso ancor prima che si presentino".
    Ci sono delle alternative che, secondo Von Bibra, possono favorire un approccio meno disfunzionale al mondo digitale. Ad esempio, il tempo davanti allo schermo "non deve sostituire quello all'aperto e l'attività fisica", sostiene, ma devono essere due elementi separati della vita del piccolo e in egual modo gratificanti: "leggere una rivista digitale, un libro, o dedicarsi a un gioco enigmistico" sono delle soluzioni alternative ai tipici videogame.
    Bisogna chiaramente "evitare di usare lo smartphone come babysitter" ma, anzi, questo deve "supportare l'apprendimento" anche attraverso la lettura. Ciò che conta più di tutto questo, però, è "dare l'esempio": non esagerare a propria volta e, magari, "leggere regolarmente", perché "può incoraggiare lo stesso comportamento da parte dei ragazzi", conclude la direttrice. (ANSA).
   

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