Canzoni e monologhi intensi, delicati, a volte crudi, ma in grado di regalare descrizioni fulminee ed autentiche di esperienze di vita: li passano in rassegna, insieme a pagine della sua storia, intensa e disincantata, Antonio Gaudino e Paolo Silvestrini, che al 'Maestro', scomparso un anno fa, dedicano il volume 'Franco Califano. Un attimo di vita', edizioni Mondadori.
Protagonista della cronaca, dalla nera alla rosa, il Califfo aveva uno stile ruvido inconfondibile quando cantava e quando sentenziava, in modo a volte ironico altre amaro. Penna tra le piu'invidiate, ha scritto per le migliori interpreti, da Mina a Mia Martini e Ornella Vanoni.
L'intenzione degli autori e' quella di restituire alla memoria un doveroso omaggio all'uomo, discutibile e controverso, e all'innegabile artista, spesso snobbato dalla critica e dai colleghi. Il verso della canzone 'Un tempo piccolo' che recita 'Dipinsi l'anima su tela anonima' "è il più bell'autoritratto che un poeta si possa regalare", scrive Vincenzo Mollica nella prefazione del libro, impreziosito anche da foto in bianco e nero e a colori, manoscritti e tante altre testimonianze, da Claudio Baglioni a Simone Cristicchi, da Fiorello a Lando Fiorini, da Alberto Laurenti a Enrico Giaretta, da Mita Medici ad Antonello Mazzeo, da Gianni Minà a Raf, Marina Occhiena, Edoardo Vianello, Federico Zampaglione, Renato Zero e tanti altri.
Nel capitolo a firma di Califano intitolato 'Incominciamo a finire' è il cantautore stesso a parlare del suo personaggio. Ne prende anche un po' le distanze, ma non lo rinnega: "Il personaggio - racconta - ha combinato qualche guaio, nuocendo all'uomo e all'artista" ed è nato, spiega, "per volontà giornalistica e non per mio volere". E infine la confessione: "Ritengo di meritare molto più successo di quanto ne abbia avuto perchè l'artista, troppo spesso e volutamente, è stato male e poco ascoltato".
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