(ANSA) - ROMA, 19 MAR - Una Siae "sempre più aperta e trasparente", con tanti progetti per i giovani e un sito nuovo di zecca entro l'estate per cambiare "in modo tangibile il rapporto con associati e utilizzatori" e spiegare meglio anche che la società degli autori ed editori "non c'entra nulla con le tasse" e che il compenso "non viene mangiato da una macchina burocratica, ma pagato". Chiusa tra le polemiche e l'amarezza per l'inchiesta fiscale l'era di Gino Paoli, tocca ora a Filippo Sugar, figlio di Caterina Caselli e rampollo più che navigato di una solida famiglia di editori musicali, il compito di ridare smalto alla storica Società.
Il consiglio di sorveglianza lo ha designato presidente questa mattina con 21 voti su 30, preferendolo all'altro candidato, Federico Monti Arduini (7 voti) e avviando un percorso che dovrà passare ora per le commissioni Cultura di Camera e Senato per concludersi con il decreto di nomina, che spetta al Presidente della Repubblica.
Per il giovane editore, fortemente voluto dal fronte interno, una vittoria netta, in proporzione anche più forte di quella che quasi due anni fa portò alla presidenza il cantautore genovese, votato da 22 consiglieri su 34 presenti. Una scelta decisamente di continuità, comunque, tanto più che Sugar, che con i suoi 43 anni si avvia ad essere il più giovane presidente nella centenaria storia dell'ente, ha lavorato fianco a fianco con Paoli nel ruolo nevralgico di vicepresidente.
Certo lo scettro del comando passa ora nelle mani di un editore (Filippo è presidente del Gruppo Sugar). Lui rassicura: "Non cambia nulla, il modo in cui ho lavorato negli ultimi vent'anni, il modo in cui la mia azienda ha lavorato è quello di una simbiosi artigianale con gli autori, con il mio lavoro cerco di creare per loro il contesto ideale per esprimersi al meglio. Questo è quello che faremo anche con la Siae, creando un rapporto di apertura sia con gli associati sia con i clienti".
L'intenzione, spiega, è quella di spingere per "un'apertura ancora maggiore, aprendo un tavolo di lavoro comune con realtà indipendenti, emergenti e giovani del mercato, come ad esempio quella del Mei". La Siae, dice, "ha la possibilità, facendo bene il suo lavoro, di fertilizzare il terreno, consentendo di far crescer più autori, più opere, più proposte, in questo modo contribuendo alla nostra identità culturale che non è solo nel passato, deve essere nel presente e anche nel futuro".
Idee chiare anche sulla questione del digitale: "Auspichiamo una maggiore concorrenza - dice -. Adesso ci sono pochissime aziende, quasi tutte monopoliste. Noi vorremmo un motore di ricerca europeo, una iTunes europea, più players per aumentare l'offerta". Non solo: da "rivedere, insieme alla politica", sottolinea, c'è la questione del "trasferimento del valore", ovvero del compenso degli autori in un'epoca dove sempre più prevale e prevarrà il digitale. Al contrario di quanto avviene nel mondo tradizionale, dove sono gli autori a ricevere la parte più grande degli introiti rispetto a chi distribuisce, nel mondo della rete, ricorda Sugar, prevale l'opposto. E questo naturalmente crea un problema, perché "il futuro è digitale, ma gli autori debbono avere risorse. Se queste vengono trattenute dal distributore non arrivano". Una questione nevralgica, anche considerando che "mentre i distributori non sono italiani, i creatori sono italiani ed europei. L'Europa ha la leadership mondiale della creazione, dobbiamo spiegare questa cosa e trovare un modo per far arrivare più risorse ai creatori per farli produrre di più, per dare lavoro a giovani e soprattutto mantenere identità culturale". Riuscirci è fondamentale: "Se non riusciamo diventiamo mercato per i contenuti degli altri".
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