Cultura

Robbie Williams, ora sono in pace con me stesso

Esce 'Heavy entertainment show', pop commerciale con orgoglio

Redazione Ansa

All'inizio della sua carriera avrebbe voluto fare della musica stile Radiohead ma oggi, dopo 70 milioni di dischi, 18 Brit awards e il recentissimo riconoscimento come Brits Music Icon, Robbie Williams ha fatto pace con se stesso: "quello che faccio io non lo fa nessuno - rivendica l'ex Take That - con i miei show voglio intrattenere, tanto che sul mio passaporto non c'è scritto artista o cantante, ma entertainer".
    Non è un caso che il suo nuovo album si chiami proprio 'Heavy entertainment show' e che con il suo pop orgogliosamente commerciale, fatto di belle melodie e ritornelli che si stampano in testa, sia indirizzato a tutti, ma proprio a tutti: "Qualsiasi cosa si pensi di Trump e Putin è un bene che le due parti del pianeta si parlino, spero che la presidenza di Trump passi alla storia per questo. Se poi - scherza - vogliono qualcuno che li intrattenga un po' sarò felice di fare 'Party like a russian' per entrambi". Proprio il primo singolo di lancio dell'album gli è costato qualche critica in Russia: "prima di pubblicarlo mi sono reso conto che era un soggetto controverso, per questo - racconta un Robbie in gran forma, dimagrito e curato - ho chiesto consiglio a promoter e casa discografica locali, non volevo essere offensivo, contavo che venisse preso alla Monty Python e per lo più è andata così". Il clamore suscitato dal singolo, comunque, "per me è un bene, ho 42 anni, che per il pop sono un'eternità, senza questo chiasso magari la gente non si sarebbe accorta che sono tornato".
    E invece Robbie lo ha fatto alla grande, con un album pieno di collaborazioni eccellenti, come quelle con John Grant ("I Don't Want To Hurt You") e Rufus Wainwright ("Hotel Crazy"), ma soprattutto tornando a lavorare con Guy Chambers: "insieme avevamo fatto cinque dischi, ma poi ho avuto dubbi, odio, mancanza di rispetto per ciò che avevo fatto e ho voluto chiudere tutto. Negli album passati ho cercato di essere interessante, di sperimentare, di non scrivere hit e - scherza - ci sono riuscito". Per questo nuovo lavoro, invece, ha pensato a qual era il motivo per cui la gente si era innamorata delle sue canzoni e ha voluto ricreare quella magica alchimia con Chambers che si riaccende in hit come 'Love my life', il singolo che presenta questa sera a 'X factor'. "Questa volta il mio intento era scrivere un album commerciale, mi sono impegnato genuinamente per questo, poi ascoltando la radio mi sono accorto che suona diverso - nota - da quello che c'è in giro, diciamo che sarebbe un bel disco commerciale se fossimo nel 2003". Anni lontani, in cui era baciato dal successo ma - racconta - stava molto male: oggi, invece, "sono più in pace, sono felice con me stesso". Come ci è riuscito? "Ho trovato i farmaci giusti" ammette ironico, spiegando poi che la sua è "una personalità dipendente: vivo tutto all'ennesima potenza, ma oggi ho spostato questa mia caratteristica al positivo, cercando di essere un buon padre e un buon marito. Cerco di guidare la nave Robbie nella direzione giusta e non so come starò domani, ma oggi sto bene". Anche per questo, dopo 17 anni in America, Robbie è tornato a casa, a Londra, per far crescere i suoi figli "con una sensibilità europea". La sua patria lunedì lo ha insignito del riconoscimento di Brits Icon Award, finora tributato solo a Elton John e David Bowie: "da un lato ne sono onorato, dall'altro vorrei che questi complimenti mi arrivassero davvero, invece, da bravo inglese, sono una sorta di maestro di kung fu nello schivarli". Anche a chi gli chiede quale sia il segreto del suo successo, l'idolo del pop risponde evasivo: "non saprei, c'è chi dice di non aver rimpianti perché ogni scelta contribuisce a renderci ciò che siamo, io sono pentito persino di aver mangiato cioccolata ieri sera. Ogni tanto - ammette - mi viene la paranoia che tutta questa fortuna non sia reale. E non fa bene alla salute". (ANSA).
   

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