''Sanremo? Sono stato molto felice di vincerlo, ma non ci tornerò mai più in gara. Non amo ripetere le stesse esperienze. E basta anche con i talent''. A The Voice ''soffrivo troppo ogni volta che dovevo eliminare qualcuno. Ho smesso anche di guardarli: li trovo un po' troppo 'costruiti'''. Piuttosto guarda avanti Riccardo Cocciante, ragazzo di 71 'primavere' a febbraio, e annuncia: ''Penso a un nuovo disco. Forse nel 2018. Ho il computer pieno di inediti, anche di 4-5 nuove opere. Il mio problema è solo trovare il tempo''.
Soprattutto da quando, ormai 18 anni fa, ha iniziato a girare il mondo riallestendo in quasi ogni lingua (persino russo e coreano) ''Notre Dame de Paris'', l'opera rock dei record scritta con Luc Plamondon dal romanzo di Victor Hugo (versione italiana di Pasquale Panella), che dopo i 3 milioni e mezzo di spettatori in Italia e dopo aver scalato le classifiche anche nel 2016, ''superando le presenze dei più grandi live della musica rock e pop'' (oltre 700 mila biglietti in 171 repliche), torna in scena per una seconda parte di tour dal 28 dicembre al 6 gennaio al Palalottomatica di Roma, con tappe nel 2017 anche a Torino, Bologna, Milano, Ancona, Bari, Napoli, Lugano, Rimini, Firenze e Padova. Protagonisti, ''almeno fino a settembre'', assicura il produttore David Zard, gli storici interpreti della prima edizione, con Lola Ponce e Giò Di Tonno nei panni di Esmeralda e del gobbo campanaro Quasimodo. E poi Vittorio Matteucci-Frollo, Clopin-Leonardo Di Minno, Gringoire-Matteo Setti, Febo-Graziano Galatone, Fiordaliso-Tania Tuccinardi e oltre 30 ballerini, acrobati e breaker.
''Ogni autore ha un 'picco' nella sua carriera - racconta Cocciante - Io sono fortunato perché ne ho avuti due: Margherita e Notre Dame. E spero di averne anche un terzo''. In entrambi i casi ''è stato il pubblico a decidere il successo''. Con ''Notre Dame'', soprattutto, ''all'inizio non fu facile''. In Francia ''non riuscivamo a trovare nessuno che ci desse retta. A un produttore dovetti cantarla tutta io al piano''. E anche in Italia, ricorda con Zard, ''abbiamo dovuto costruire un teatro a Roma. E non trovavamo ballerini e cantanti all'altezza. Ma abbiamo aperto una strada e oggi ci sono 250 artisti italiani in giro per il mondo nelle diverse edizioni dello spettacolo''. Alla base del successo, prova a spiegare, il fatto che ''rispetto ad altre opere Notre Dame ha molte canzoni, ma senza dimenticare la sua altra 'faccia', i balletti. E' un melodramma - prosegue Cocciante - pensato per raccontare una storia in musica, come l'Opera, ma in modo che fosse vicino al pubblico''.
Ma in tanti anni, non ha mai avuto la tentazione di salire sul palco e prendere un ruolo per se'? ''Notre Dame mi assomiglia - risponde lui - Ogni canzone avrei potuto cantarla io. Anzi forse l'ho scritta per me, anche quelle di Esmeralda. Ma preferisco preparare i cantanti, spingerli a cercare la loro interiorità. Perchè cantare è prima di tutto un fatto mentale''. E se Roma, dice Zard, ''è l'unica capitale al mondo dove si costruisce un palazzo dei Congressi come la Nuvola ma senza che vi si possano tenere spettacoli'', Notre Dame potrebbe in futuro approdare in America, dopo un primo tentativo ''in cui ci ha fatto la guerra tutto il sistema di Broadway. Questa volta però - conclude Cocciante - proveremo partendo dall'America latina''.
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