(ANSA) - ROMA, 18 APR - Prince è morto il 21 aprile di 5 anni
fa, stroncato da un'overdose di un farmaco oppioide mentre era
da solo nell'ascensore della sua villa-studio a Minneapolis. Un
finale di partita tristissimo per uno dei talenti più
strabilianti della storia della Black Music e non solo.
Cantante strepitoso, chitarrista formidabile, ballerino
irresistibile, suonava benissimo il pianoforte e praticamente
tutti gli strumenti, era una sorta di enciclopedia vivente della
musica ed era capace di spaziare da Ellington ai Led Zeppelin
con disarmante disinvoltura.
Si chiamava Roger Nelson, era nato il 7 giugno 1958 a
Minneapolis dove, come accade in molte città d'America, c'era
una ribollente scena musicale underground dei cui umori creativi
si è nutrito fin da bambino. A 19 anni era già sotto contratto
con la Warner, a 26 ha inciso "Purple Rain", album da 13 milioni
di copie in un anno, ha vinto l' Oscar per la colonna sonora del
film che ha lo stesso titolo dell'album, lo vede protagonista e
che ha avuto un inaspettato trionfo al botteghino. Da allora è
cominciata la sua vita da star tormentata e in guerra con
l'industria, in un'alternanza di picchi inarrivabili, "Sign O'
The Times" e delusioni, ritiri dalle scene, cambi di nome, vedi
Tafkap (The Artist Formerly Known as Prince), improvvise svolte
stilistiche, flop e stupefacenti resurrezioni artistiche.
Dai suoi archivi gli eredi hanno appena tirato fuori "Welcome
2 America", un album registrato nel 2010 in cui Prince fa un
ritratto dell'America che sembra anticipare le drammatiche
divisioni dell'era Trump. Negli articoli usciti in questi giorni
c'è una notizia che sembra fatta apposta per ridare vigore alla
leggenda del tesoro nascosto nella villa di Minneapolis: il 70
per cento della musica registrata da Prince sarebbe ancora
inedito. (ANSA).
Prince, 5 anni senza il genio ribelle della black music
Esce il visionario 'Welcome 2 America', il giallo degli archivi