Il primo luglio 2018 davanti alla cattedrale ucraina di Santa Sofia, Kiev e Ravenna erano state unite dalle note di Giuseppe Verdi, il Nabucco, lo Stabat Mater, il Te Deum. I musicisti dell'Orchestra Giovanile 'Luigi Cherubini' diretti da Riccardo Muti avevano incontrato quelli dell'Orchestra e del Coro dell'Opera Nazionale d'Ucraina, ma anche giovani artisti arrivati da Mariupol, città oggi martoriata. Era il concerto dell'amicizia e si voleva lanciare un messaggio di fratellanza e di pace, attraverso la musica. Quattro anni dopo, la solidarietà si fa concretezza. La moglie del maestro, Cristina Mazzavillani Muti, ha raccolto il grido di aiuto dei musicisti ucraini e ha fatto un appello, il mondo dell'associazionismo e del volontariato ha risposto e all'alba di lunedì da Ravenna partirà una missione di salvataggio di cui farà parte la stessa Muti: due pullman viaggeranno verso l'Ungheria, a Lonya, al confine con l'Ucraina, per recuperare 60 tra coristi, ballerini e tecnici del teatro dell'opera di Kiev, in fuga dalla guerra con alcuni familiari. L'arrivo è previsto il 6 aprile e l'accoglienza sarà organizzata in una struttura messa a disposizione da una cooperativa sociale. "L'appello che ci è arrivato non è banale. La cultura musicale - ha spiegato all'ANSA Giovanni Morgese, coordinatore insieme a Daniele Perini e Chiara Francesconi di 'Ravenna Solidale' che raggruppa le realtà del territorio riunite per l'emergenza ucraina - rappresenta l'identità di un Paese. Abbiamo raccolto i fondi e organizzato un gruppo. Faremo 3.000 km e andremo a salvare questo simbolo della cultura ucraina". Cristina Mazzavillani è presidente onoraria del Ravenna Festival che nel 2018 organizzò il concerto dell'amicizia a Kiev. "Penso a quel viaggio - dice in un videoappello raccolto dalle associazioni - dove ci siamo stretti in un abbraccio fraterno e già nel 2018 si sparava a Mariupol. Ci chiamarono per questo messaggio di fratellanza, di amicizia. Ora ci dicono che non basta la musica, ci vogliono fatti di altra natura. Mettiamoci tutti insieme e facciamo il possibile per migliorare la situazione di questi esseri umani, pensando che potremmo essere noi in questo frangente. Un domani, chissà, saranno loro ad accoglierci". E quando arriveranno "la loro maniera di rispondere a quest'accoglienza sarà salire sul palcoscenico".
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