Sarà Boris Godunov ad aprire la stagione del teatro alla Scala il prossimo 7 dicembre, nella versione originale scritta da Musorgskij nel 1869 e rifiutata dalla commissione del teatro di San Pietroburgo perché troppo rivoluzionaria. E ancora oggi quest'opera fa discutere, se non altro per la richiesta che ha fatto il console ucraino Andrii Kartysh di non metterla in scena mentre è in corso la guerra con la Russia perché non diventi uno strumento di propaganda russa. "Non facciamo nessuna propaganda a Putin" ha assicurato il sovrintendente Dominique Meyer. "Risparmiamoci le polemiche un po' superficiali, cerchiamo di capire di cosa si tratta con le cellule del cervello, non con la pancia" ha detto alla conferenza stampa di presentazione invitando a leggere il libretto e vedere lo spettacolo. La storia di Boris - che diventa zar dopo aver ucciso bambino l'erede al trono e viene poi dilaniato dai sensi di colpa - "non fa l'apologia di un regime politico ma esattamente il contrario". E anche se la posizione del console "è comprensibile", "non posso condividerla. C'è una tendenza oggi a cancellare certi titoli, ma io non sono per l'autodafé e non sono pronto a nascondermi quando leggo Dostevskij o Puskin". No alla censura dunque alla Scala che "per prima ha fatto qualcosa" allo scoppio del conflitto, chiedendo al direttore d'orchestra Valery Gergiev una dichiarazione per auspicare una soluzione pacifica, sostituendolo quando non ha risposto. E poi ancora ha organizzato ad aprile un concerto che ha raccolto 380 mila euro e ha accolto nella scuola di ballo dell'Accademia un gruppo di alunne arrivate da Kiev. Il progetto di Boris risale a tre anni fa. All'attacco russo all'Ucraina "ci siamo chiesti se era giusto farlo e la risposta è sì" ha aggiunto il regista Kasper Holten, ex direttore della Royal Opera House di Londra che per le scenografie si è avvalso di Es Devlin, artista che ha firmato il tour mondiale di Adele e lo show nell'intervallo del Superbowl. "Il mondo ha bisogno di più arte, non di meno. E Musorgskij era un artista che aveva messo in discussione il potere, ne aveva smascherato la crudeltà. Per questo è giusto farlo ora" ha aggiunto. Di Boris, Holten ha voluto sottolineare gli elementi shakespeariani, la somiglianza con potenti distrutti dal potere e dal rimorso come Riccardo III e Macbeth che ha aperto la scorsa stagione scaligera. L'introduzione di un intervallo serve a scindere l'opera, dando due prospettive diversa. La prima con lo spettatore che vede dall'esterno cosa accade, la seconda entrando nella mente di Boris turbata come evidenziano i fantasmi che lo tormentano. Un Boris "con l'anima e con il cuore, ma con il rimorso di aver ucciso un bambino" come ha spiegato il basso Ildar Abdrazakov che alla sua sesta inaugurazione scaligera lo interpreta. L'edizione critica della versione originale di Boris viene letta dal direttore musicale Riccardo Chailly "con il gusto di oggi per sottolineare la modernità nella narrazione" di un'opera che fa parte della storia della Scala. Eseguita da grandi maestri come Arturo Toscanini e Claudio Abbado nel 1979, quando Chially ne era assistente. La prima potrà essere ammirata non solo dal teatro (dove sono attesi fra gli altri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la presidente della Commissione Europea Ursula van der Leyer e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano), ma grazie a Rai Cultura anche in diretta su Rai 1, su Raiplay, in tv internazionali come Artè e la giapponese Nkh, nei cinema di tre continenti e anche in 35 luoghi di Milano e della città metropolitana, dal Carcere di San Vittore, alla palestra Heracles Gymnasium, all'aeroporto di Malpensa.
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