Cultura

Esce 'Tredici canzoni urgenti', nuovo album di Vinicio Capossela

"Narrazione potere genera paura, dov'è l'invasione di migranti?"

Redazione Ansa

Uomo colto e complesso - conosce a fondo Antonio Gramsci, Ludovico Ariosto e Bertolt Brecht, autori del pantheon culturale europeo a cui spesso attinge fra i tanti nei suoi testi -, eclettico, cerebrale ma presentissimo sui temi attuali, Vinicio Capossela dice la sua ancora una volta con il nuovo album: 'Tredici canzoni urgenti'. Anticipato dai brani 'La crociata dei bambini', 'La parte del torto' e dal nuovo estratto 'All you can eat', il disco viene presentato in anteprima il 20 aprile, alle 21 nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano in uno speciale concerto già sold out, per poi uscire il giorno dopo, venerdì 21. Già dal titolo si comprende un'inquietudine che si fa appunto urgenza da parte dell'artista: "Quando la propaganda crea ad arte le 'emergenze', è necessario recuperare il rapporto con il reale e affrontare le 'urgenze', quelle vere, che affliggono la società umana", spiega. E poi affonda: "La narrazione del potere genera paura, per esempio dove è questa invasione di migranti?". Il cd è musicalmente polimorfo, contiene molti strumenti, musicisti e ospiti e alterna diverse forme, dalla folìa cinquecentesca al reggae and dub anni '90: ballate, waltz, jive e un cha cha cha. Il cantautore racconta, con la consueta gentilezza ma anche pesando il "valore delle parole", che i brani, scritti fra febbraio e giugno dell'anno scorso, "nascono dall'urgenza di interpretare e dare voce ai problemi più stringenti del momento storico che stiamo vivendo: la violenza di genere, la cattiva educazione alle emozioni, l'abbandono scolastico, la delega da parte degli adulti all'intrattenimento digitale in cui versa l'infanzia, la cultura usata come mezzo di separazione sociale, il carcere inteso come reclusione senza rieducazione, il parossismo consumistico generato dal capitalismo predatorio". Non fa sconti al potere. "Sono - insiste - un campionario di mali che abbiamo quotidianamente davanti ai nostri occhi, ma che, schiacciati dall'incessante berciare della società dello spettacolo, non riusciamo più a vedere, a sentire, a capire". Le canzoni "sono diretta conseguenza del momento storico che stiamo vivendo, momento che faccio partire dall'osceno plauso in Senato alla bocciatura del progetto di legge contro i reati di odio e discriminazione razziale nell'ottobre del 2021". "Momento storico - rimarca - in cui diritti costantemente elusi, ma permanenti nella loro urgenza di soluzione, dallo ius soli al diritto di scegliere il fine vita, rimangono privi di un riconoscimento. Sono problemi stringenti, il cui violento epilogo si prepara in una cultura tossica". Rispondendo alle domande dei giornalisti, Capossela si è soffermato sul senso della politica: "Ci sono molti modi di essere politici, ma in realtà la politica è fare le cose più che parlarne. Alcune canzoni di rebetiko (un genere musicale greco in cui si è cimentato e da cui sono nati un libro e un film, ndr) sono politiche anche se nelle canzoni non c'è neanche un riferimento politico".

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