Cultura

Sanremo: De Giovanni attacca Geolier, 'napoletano scorretto'

'I p' me, tu p' te' in gara, e i puristi si scatenano

Redazione Ansa

(ANSA) - NAPOLI, 31 GEN - Licenza di trapper a Sanremo? Il testo della canzone di Geolier, 'I p' me, tu p' te', scatena le critiche dei puristi della lingua napoletana e di scrittori come Maurizio De Giovanni, il primo a lanciare la polemica, ed Angelo Forgione, infiammando i social. "È una lingua antica e bellissima, con la quale sono stati scritti capolavori immensi.
    È un patrimonio comune, ha un suono meraviglioso, unisce il maschile e il femminile come fa l'amore. Non merita questo strazio. PS. Basta chiamare qualcuno e farsi aiutare. Un po' di umiltà", scrive l'autore dei Bastardi di Pizzofalcone che rimanda alla scrittura dei testi di Pino Daniele sottolineando: "Non c'è alcun giudizio sull'artista, il suo valore musicale e il suo successo che per altro gli auguro con tutto il cuore".
    Nota Forgione: "Vocali sparite, totale assenza di raddoppio fonosintattico delle consonanti, segni di elisione inesistenti, o inventati dove non ci vogliono (vedi il titolo). Una lingua perfetta per il rap e non solo, ma il Napoletano, non questo scempio. E chi non prova imbarazzo è complice dell'offesa dell'alta dignità dell'unico sistema linguistico locale d'Italia di respiro internazionale, proiettato sull'orizzonte artistico globale proprio attraverso la Canzone". Una critica che gli fa specificare: "il post non attacca Geolier né la sua canzone (inedita) ma analizza una questione linguistica".
    Intanto mentre il suo rione Gescal affigge stendardi di sostegno, i neoborbonici inviano a Geolier il testo corretto del brano invitandolo ad un corso di lingua, ma notando che è comunque "significativo e importante ritornare a cantare in lingua napoletana a Sanremo e diffondere la nostra lingua tra i giovani".
    "I p' me, tu p' te", definita 'canzone uptempo, con cassa dritta', parla di una coppia che si ama troppo ma capisce che è arrivato il momento di riprendersi i propri spazi perché amare vuol dire anche accettare la fine di una storia, nel rispetto dell'altro. "Un testo bellissimo" dice Barbara D'Urso nel suo 'tutorial' social con traduzione in italiano. (ANSA).
   

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