Cultura

Turandot e Norma eroine contemporanee, nuove produzioni al Mof

Due nuove produzione al 60/o Macerata Opera Festival

Redazione Ansa

(di Federica Acqua) (ANSA) - MACERATA, 16 LUG - Turandot e Norma due eroine contemporanee che si muovono tra lotte sociali e guerre totali.
    E' l'interpretazione che i due registi Paco Azorìn e Maria Mauti danno rispettivamente alle due opere, entrambe nuove produzioni, la prima di Puccini e la seconda di Bellini, che il 19 e il 20 luglio prossimo inaugurano all'Arena Sferisterio il 60/o Macerata Opera Festival.
    Scritta da Puccini (1858-1924) dopo quattro anni di gestazione, Turandot andò in scena alla Scala di Milano il 26 aprile del 1926, due anni dopo la morte del compositore, e per volontà di Toscanini che dirigeva l'orchestra fu eseguita incompiuta, cioè fino alla morte della schiava Liù, giacché così l'aveva lasciata l'autore morendo. In questa forma, cioè senza il finale, eseguito poi dallo stesso Toscanini nelle repliche scaligere e scritto dal contemporaneo Franco Alfano, viene presentata nel nuovo allestimento dell'Associazione Arena Sferisterio in coproduzione con l'Opèra Grand Avignon.
    Azorin, che ha firmato 300 spettacoli tra regie e scenografie, annuncia sul palco dell'arena lungo quasi cento metri una struttura metallica rossa d'ispirazione cino-giapponese (dougong) a definire verticalmente (addirittura con una passerella altra cinque metri) il sopra di un'arrogante aristocrazia militare e il sotto di una risaia di contadini sfruttati. In questa dimensione 'al tempo delle favole' in cui è ambientata l'opera, ripresa da una fiaba teatrale di Carlo Gozzi (1720-1806), agisce e colpisce la gelida Turandot (Olga Maslova), tanto bella quanto crudele, mandando a morte tutti i regali pretendenti che non sanno risolvere i suoi indovinelli, tranne arrendersi circondata da una schiera di donne arcieri, non solo all'ardore del principe Calaf (Angelo Villari) ma anche e soprattutto al sacrificio di Liù (Ruth Iniesta) che segretamente lo ama e si uccide per salvarlo. E' dunque quest'ultima, per Azorin la vera protagonista, erede di una tradizione lirica di donne pucciniane generose quanto sfortunate.
    Nel cast anche Antonio Di Matteo (Timur), Christian Collia (Altoum), Lodovico Filippo Ravizza (Ping), Paolo Antognetti (Pang), Francesco Pittari (Pong). Dirige la Form, Francesco Ivan Ciampa, Coro Lirico Marchigiano 'V. Bellini', costumi Ulises Mérida. Si muove invece in una dimensione astratta quasi metafisica la Norma di Maria Mauti, che col capolavoro di Bellini, andato in scena alla Scala di Milano il 26 dicembre del 1831, firma la sua prima regia lirica. La vicenda della sacerdotessa druidica e della suo amore proibito con l'usurpatore Romano che la tradisce suscitando in lei rabbia e gelosia fino a provocare una guerra e il sacrificio finale, si svolgono in uno spazio di desolazione dove una terra violentata dall'uomo prelude all'apocalisse e il male di vivere della protagonista è quello della contemporaneità. Interpreti Marta Torbidoni (Norma), Antonio Poli (Pollione), Riccardo Fassi (Oroveso), Roberta Mantegna (Adalgisa), Carlotta Vichi (Clotilde), Paolo Antognetti (Flavio). Fabrizio Maria Carminati dirige la Form e il Coro Bellini. Costumi Nicoletta Ceccolini. (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it