(di Luciano Fioramonti)
(ANSA) - PATMOS, 29 AGO - Per Steven Isserlis, violoncellista
tra i maggiori della scena mondiale, esibirsi per pochi intimi o
in una grande sala da concerto da duemila posti non fa molta
differenza. 'Mi preparo allo stesso modo.
''Considero Patmos un posto molto speciale - spiega - perchè
John Tavener nel 1988 scrisse per me 'The Protectin Veil'
proprio nel luogo in cui abbiamo fatto le prove, che all' epoca
era l' albergo in cui alloggiava''. Il compositore inglese,
maestro del 'minimalismo sacro', ha trascorso anni nell' isola
dell' Egeo e ha avuto un lungo rapporto con Isserlis per il
quale ha scritto sette brani, alcuni dei quali sono stati
proposti in questi giorni nel Chamber Music Festival fondato
dagli italiani Roberto Proseda e Massimo Fino. Con Tavener,
morto nel 2013, dunque, è quasi un cerchio che si chiude.
''Abbiamo avuto i nostri alti e bassi ma era davvero un grande
amico. Mi manca ancora. Ho mantenuto un legame molto forte con
la sua famiglia e sono molto felice quando suono la sua
musica''.
Isserlis, 65 anni e un cespuglio di capelli grigi, parla
accanto al suo prezioso Stradivari del 1726 che lo accompagna da
15 anni, di proprietà della Royal Academy of Music di Londra.
''Il violoncello mi ha dato tanto - ammette -. E' una parte di
me, tocca una sfera molto intima. E' uno strumento per me
naturale, il più vicino alla voce umana. Può essere un soprano o
un basso. E' tutto''. C' è stato un momento in cui ha capito che
il violoncello sarebbe stato il compagno di una vita? ''Quando
mi sono accorto che non sapevo fare bene nient' altro'' risponde
ridendo. Quale autore che le ha svelato un mondo che non
immaginava? ''Sono quasi ossessionato da Schumann e Faurè e
anche per questo spesso scelgo musicisti che amano questi due
compositori. Il festival di Patmos ha la particolarità di
mettere insieme artisti che non si sono mai incontrati.
Normalmente non lo faccio, suono sempre con colleghi selezionati
che conosco e con i quali mi piace esibirmi, come Joshua Bell e
Irène Duval, ma qui va bene''. Il violoncellista londinese, che
in Italia ha in programma concerti nella prima metà del 2025 a
Venezia e Milano, non pensa che i giovani talenti suonino
diversamente rispetto agli anni del suo esordio. ''E' cambiato
il modo di comunicare ma l' atteggiamento di fronte alla musica
è lo stesso. Mi chiedono spesso quanto sia mutata nel corso del
tempo la mia maniera di interpretare un brano. Io mi rendo conto
di essere diverso solo quando guardo le foto di 25 anni fa, per
il resto mi sento sempre uguale''. Il divario generazionale,
tuttavia, si è visto in modo lampante nella seconda serata del
festival: mentre le giovani artiste in scena con lui andavano
sicure con lo spartito on line guidato dal pedale, il
violoncellista ha disteso sul leggio la più tradizionale
sequenza cartacea della partitura retta da mollette che non
hanno protetto da un vento improvviso. Ne è scaturita una gag
divertente con il tenore Ian Bostridge, intervenuto per tenere
fermi i fogli a rischio con una mano tra una folata e l'altra
nel bel mezzo del trio Auf dem strom di Schubert. Isserlis, il
pubblico delle nuove generazioni crescerà o la musica è
destinata a restare una passione per adulti? ''No,
assolutamente. In Cina ormai devono limitare i posti riservati
ai giovani altrimenti non ne resterebbero per le altre fasce di
spettatori. E' meraviglioso perchè lì i ragazzi sono davvero
appassionati. Ma accade anche in Occidente''. (ANSA).
Steven Isserlis, ''Il violoncello è una parte di me''
Star del Festival di Patmos. Nel 2025 sarà a Venezia e Milano