Cultura

My Lady Jane, la serie che riscrive la storia reale inglese

Su Prime Video tra costume, commedia e fantasy

Redazione Ansa

"La storia la ricorda più per la sua morte che per la sua vita. Jane crede di sfuggire al destino finché non scopre il desiderio, l'indipendenza". Una rivisitazione ironica, quasi comica, fantastica del mondo Tudor con un pizzico di magia. My Lady Jane, protagonista Emily Bader, figlia delle pagine fantasiose di tre autrici americane - Brodi Ashton, Cynthia Hand, Jodi Meadows - è una radicale rivisitazione della storia reale inglese. Disponibile in otto episodi in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo, la serie mescola l'ardore intellettuale di Jo March di Piccole donne e di Orgoglio e Pregiudizio e gli echi fantasy di Ladyhawke, tracce di sfrontatezza delle protagoniste di Downtown Abbey e la curiosità erotica dei caratteri femminili di Bridgerton. E si presenta come migliore alternativa a Bridgerton 3 su Netflix.

Lady Jane Grey è stata la prima regina d'Inghilterra e d'Irlanda per soli nove giorni, dal 10 al 19 luglio 1553, prima di essere deposta, condannata a morte dalla cugina Maria e decapitata. La serie fa giustizia della storia e cambia il suo finale. Qui Lady Jane è una giovane e appassionata studiosa delle doti curative della piante: nelle prime scene cura con la calendula un'infezione intima di una delle sue dame di compagnia, non ha nessuna intenzione di sposarsi e vuole pubblicare un libro che ha scritto lei stessa. Si scontra però con i progetti di sua madre che finisce per farla sposare a Guilford Dudley, figlio del consigliere di re Edoardo. I protagonisti sono Emily Bader e Edward Bluemel, la nuova coppia della serialità in costume, che offrono uno spaccato irriverente, comico e sensuale della vita a corte dell'epoca Tudor. Un racconto epico di amore vero e avventura ambientato in un universo alternativo in cui si mescolano azione, storia, fantasy, commedia, romanticismo e una storia d'amore bollente.

In una versione alt-fantasy, una radicale rivisitazione della storia reale inglese, il figlio di re Enrico VIII, Edoardo, non muore di tubercolosi e la Regina dei 9 giorni, appunto Lady Jane Grey non viene decapitata e con lei si salva anche suo marito Guildford. Jane è un'eroina moderna che dimostra come la forza femminile non possa essere sottovalutata. È intelligente e spinta da un'ardente determinazione che la spinge a prendere il controllo del proprio destino. È una giovane 17enne che trova il suo potere e la sua voce in un mondo che non si aspetta che ne abbia uno. È un'eroina alla scoperta di se stessa, pronta a stravolgere la tragica sorte per cambiare il corso della storia e, per fare questo, la regia condisce le scene con musiche rock, spiazzanti e disarmanti, proprio com'è la sua protagonista. Invece di desiderare il suo primo bacio, la giovane Lady si troverà a pianificare la linea di successione alla corona inglese. Tornano tematiche frequenti nella serialità contemporanea come l'ambientazione in costume, l'inclusività di genere e le figure femminili protagoniste del loro destino, al di là delle convenzioni sociali. Accanto ad Emily Bader, alla sua prima prova come attrice, nel cast Edward Bluemel (Killing Eve) nel ruolo di Guildford Dudley, mentre Jordan Peters (Pirates) interpreta Re Edoardo. Dominic Cooper (Preacher) figura nel ruolo di Lord Seymour, Anna Chancellor (Pennyworth) in quello di Lady Frances Grey, madre di Jane e Rob Brydon (The Trip) è Lord Dudley, padre di Guildford. Jim Broadbent (Il ritratto del duca), invece, è il Duca di Leicester, zio di Jane. Henry Ashton (Creation Stories: l'uomo che scoprì gli Oasis) è Stan, fratello di Guildford, mentre Isabella Brownson (Napoleon) e Robyn Betteridge (La ruota del tempo) interpretano le sorelle di Jane. Kate O'Flynn (Landscapers - Un crimine quasi perfetto) e Abbie Hern (Enola Holmes 2) sono le sorelle del re, rispettivamente la principessa Mary e la principessa Bess. Nel cast anche Máiréad Tyers (Extraordinary), Joe Klocek (Chi è senza peccato - The Dry) e Michael Workeye (This is Going to Hurt).

La creatrice Gemma Burgess (autrice della trilogia Brooklyn Girls) e Meredith Glynn (The Boys) sono co-showrunner ed executive producer. Laurie MacDonald (Men In Black, Il gladiatore) e Sarah Bradshaw (La mummia e A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight, di prossima uscita per HBO) sono executive producers della serie. Jamie Babbit ha diretto cinque degli otto episodi e figura, inoltre, come executive producer e direttore di produzione.

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