Cultura

Gioè, racconto Mike tra passioni e fantasmi

Nella miniserie sul conduttore alla Festa di Roma e poi su Rai 1

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 18 OTT - Un uomo e un personaggio pubblico "che a volte è stato liquidato con grande superficialità, anche per quella sua parola di saluto, Allegria. Quando si comprende come per lui fosse un augurio, una gioiosa speranza per il futuro, dopo gli anni estremamente duri nella sua vita e che l'Italia aveva passato, assume un senso diverso e pieno di significato". Lo spiega Claudio Gioè, che incarna in Mike di Giuseppe Bonito, uno dei padri e simboli della televisione italiana. La miniserie evento in due puntate, prodotta da Rai Fiction e Viola Film debutta alla Festa del cinema di Roma e sarà il 21 e 22 ottobre in prima serata su Rai1. Arriva a 100 anni dalla nascita di Bongiorno e 70 dal suo primi programma televisivo in Italia.
    Il racconto parte nel 1971, quando Mike è nel pieno del successo di Rischiatutto e sta iniziando il rapporto con la donna che diventerà la sua terza moglie, Daniela (Valentina Romani) con cui ha avrà i tre figli. La richiesta di raccontarsi per la prima volta in una grande intervista televisiva con un famoso giornalista (Paolo Pierobon), è lo strumento con il quale la serie torna alla vita 'tra due mondi' di Michael, nato a New York nel 1924 da una famiglia italo-americana. Il su percorso ( da adolescente e ventenne ha il volto di Elia Nuzzolo) lo porta, fra le varie tappe a tornare in Italia negli anni '30 con la madre, debuttare come giornalista ed entrare nella Resistenza, essere imprigionato dai tedeschi, sfiorare più volte la morte, e tornare una volta liberato negli Usa dove scopre la radio e la Tv. Passioni che portano la svolta nella sua vita.
    "Mike ha vissuto tra un continente e l'altro, tra il padre e la madre, talvolta per lui era un dualismo lacerante - spiega Bonito -. Qui lo ritroviamo in un racconto di profondità, che ha voluto resettare la sua immagine più convenzionale. Era un personaggio ricchissimo". Questo "per me è stato uno dei lavori più complessi degli ultimi anni. Avevo il terrore, di affrontare un personaggio così amato dagli italiani - aggiunge Gioè -. Ero interessato soprattutto dal Mike a telecamere spente, alle sue ansie, i fantasmi, le ossessioni". Fa tremare le gambe "dare volto a un personaggio che è stato anche molto imitato. Con Giuseppe però ci siamo concentrati su alcune amorevoli citazioni, su ciò che il pubblico ha maggiormente amato, sul trasmettere la sua umanità. Volevamo raccontare la sua anima".
    (ANSA).
   

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