Anna Marchesini, ospite ieri sera della trasmissione "Che tempo che fa" di Fabio Fazio, torna in scena dal 4 al 16 novembre al Piccolo Teatro Paolo Grassi di Milano, con uno spettacolo tratto da uno dei racconti del suo ultimo libro Moscerine.
L'intervista di Fazio all'attrice
Anna Marchesini, "Moscerine" arrivò per i suoi 60 anni - di Mauretta Capuano
"Ho fatto sempre tutto quello che ho voluto e per questo mi sento libera. Non ho voluto fare la pubblicita' e non l'ho fatta. Non ho voluto fare il cinema, ma il teatro e l'ho fatto con Massimo e Tullio e poi da sola". Così Anna Marchesini si raccontava all'ANSA un anno fa, in occasione dei suoi 60 anni e dell'uscita di "Moscerine". Famosa per il Trio Lopez Marchesini Solenghi, l'attrice è nata a Orvieto il 18 novembre 1953.
Anche la scrittura, raccontava, è stata una conquista voluta. In due anni ha pubblicato tre libri con Rizzoli: l'ultimo è la raccolta di racconti "Moscerine" arrivato dopo il successo del romanzo 'Il terrazzino dei gerani timidi' (ora in Bur) e 'Di mercoledi''. Sono nove storie - l'ultima 'Cirino e Marilda non si può fare' e' gia' stata portata in teatro e tornerà dal 4 al 16 novembre al Piccolo Teatro Paolo Grassi di Milano - molto diverse fra loro, ma dove minuscoli dettagli, come insetti, svelano nuove realtà e drammi. "Rispondono - dice la Marchesini - al mio sentirmi al plurale, come se una cosa non bastasse mai. Questo e' il libro che mi ha dato piu' soddisfazione scrivere, per la possibilita' di creare tanti piccoli universi e poter descrivere tanti personaggi che sono tutti protagonisti. In un romanzo non sarebbe stato possibile. In fondo, poi, i miei racconti sono romanzi brevi. L'ispirazione e' venuta dalla rilettura delle novelle di Pirandello in cui c'e' una umanita' che si racconta".
La storia di Cirino e Marilda "l'ho scritta - continuava - proprio per essere raccontata in teatro dove vorrei riportarla nel 2014 con tre musicisti jazz, spero anche al Piccolo di Milano che mi ha sempre ospitata. Si presta perche' ci sono molte voci. Gli altri racconti sono piu' letterari, con meno dialoghi" sottolinea l'attrice, scrittrice, regista teatrale che insegna all'Accademia d'Arte Drammatica.
"Mi occupo di chi recita, non della recitazione" precisa. Seguire la propria via per la Marchesini e' stato possibile forse "perche' ho una totale indifferenza - spiegava - al denaro. Il gusto per me e' sempre stato fare una cosa perche' la meritavo. Un'eventuale raccomandazione mi renderebbe infelice. Insomma, voglio fare l'esame, il brava che puo' seguire e' una soddisfazione enorme. Quando ero al culmine del successo in tv volevo pubblicare le mie poesie con uno pseudonimo, perche' avevo il terrore che si vendessero per il mio nome. Cosi' non le ho mai pubblicate. La narrativa, invece, per lungo tempo non me la sono permessa. Gli scrittori, i grandi artisti, i poeti sono per me nella terra dei giganti. Piu' in alto guardo, piu' vedo quanto c'e' ancora da fare". Ma alla fine la strada della narrativa si e' aperta un'estate in cui la Marchesini aveva finito di leggere Proust. "Ero cosi' piena di emozioni, cosi' risvegliata e a un certo punto mi sono detta: 'scrivo per me' e ogni volta che comincio non c'e' mai un giorno con una pagina bianca".
In Moscerine ci confrontiamo con "quegli incalcolabili, quasi invisibili, minuscoli dettagli dell'esistenza che possono portare conseguenze devastanti, catastrofiche. La zanzara, l'insetto come particolare minimo. In ogni storia c'e' questo elemento". Cosi' in 'Poi si vedra'' un prete che sta celebrando un matrimonio a un certo punto non si ricorda piu' il nome dello sposo e in quell'attimo anche la sposa e' smarrita. Lettura e ispirazione vanno di pari passo per la Marchesini alla quale non piace "la scrittura autoriferita" e che legge "chi mi ha preceduta, non i contemporanei. Teatro e letteratura sono luoghi che raccolgono eredita' del passato". Il Trio non le manca perche' e' stata "un'esperienza totale, completa. Avevamo una specie di promessa: quando tutto non sara' al mille per mille come e' ora, allora la cosa potra' finire. Era nelle nostre prerogative tutto questo. Siamo rimasti amicissimi" dice la Marchesini che ha portato in teatro Alan Bennett, Tommaso Landolfi e 'Giorni felici' di Beckett: "Ogni volta che lo faccio - conclude - non riesco a non piangere".
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